Bill Viola e la mostra Rinascimento elettronico: «Video in slow motion per rileggere l’antico»

Bill Viola e la mostra Rinascimento elettronico: «Video in slow motion per rileggere l’antico»
di Fabio Isman
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Venerdì 10 Marzo 2017, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 15:15
«Tutta l’arte è contemporanea, tutta l’arte è senza tempo; l’arte è il risveglio dell’anima», raconta Bill Viola, 66 anni, il massimo “videoperformer” al mondo, che a Firenze (a Palazzo Strozzi fino al 23 luglio), espone 27 delle sue migliori creazioni; anche un paio al Museo dell’Opera del Duomo; l’Autoritratto agli Uffizi e una videoinstallazione al Museo di Santa Maria Novella.

Torna nella città dove ha esordito come un semplice «tecnico americano» nel 1974: in uno tra i primi tentativi, grazie a Maria Gloria Conti Bicocchi, di applicare le nuove tecnologie all’arte; e, davanti alle immagini di quella stagione allineate alla “Strozzina”, si commuove: anche perché ritrova tutti gli allora ragazzi con cui a quei tempi lavorò, e anzi, ci va subito a mangiare insieme. «Ho cominciato prestissimo a occuparmi di new media e di tecnologia. Poi, un viaggio in Giappone mi ha offerto una nuova sensibilità. Infine, i due anni a Firenze; e tempo dopo, mi è ritornato a galla tutto il Rinascimento che vi avevo assorbito. Ricordo ad esempio un interessante lavoro sulle Passioni, di un anno, quando Salvatore Settis stava dirigendo il Getty Institute».

Sua moglie Kyra Perov, inseparabile da lei, racconta che accadde in quell’anno in cui lei perse il babbo e la mamma, e le nacque il primo figlio...
«Vero, è successo allora. E lì ho capito l’importanza di essere nel presente. Stavo elaborando il lutto. Le mie opere sono, insieme, contemporanee e storiche. Mi ispiro leggendo, studiando, guardando; ci metto del tempo. Tra i miei maestri vanto numerosi italiani: Pontormo e Masolino, Leonardo e Raffaello, Mantegna e Piero della Francesca, il Beato Angelico e Michelangelo». Kira interrompe: «La prima volta che ha visto, a Firenze, nella cappella di Santa Felicita, la Deposizione di Pontormo, ne restò sconvolto. Disse: secondo me, la avrà dipinta sotto l’effetto del Lsd»; e alla sua Visitazione, custodita a Carmignano, ha dedicato un capolavoro: ora, le due opere sono esposte una di fronte all’altra».

Lei riesce, incredibile, a materializzare i sentimenti...
«Cerco di racchiuderli nei movimenti di un breve periodo; lo sforzo è di coniugare l’arte antica e i mezzi di oggi».

Sono simboli e simbolismi; qualcuno parla di un’arte catartica: è così?
«E’ la mia arte. Può piacere, o non piacere. Se piace a qualcuno, io ne sono contento. Cerco sempre, però senza riuscire a trovare risposte, di esplorare i grandi temi della nostra esistenza».

Kira racconta che a sette anni, lei stava per annegare; fu salvato da suo zio, che la trovò immerso nella postura di un Buddha; e da allora, nelle sue opere non è mai mancata l’acqua, come spesso il fuoco: è vero?
«Sono andato a rivedere il mio Autoritratto agli Uffizi, nel quale sono appunto immerso nell’acqua; e ne sono rimasto colpito, quasi commosso».

Ed è vero che, dopo il risultato delle elezioni negli Stati Uniti, non voleva più ritornare a Washington? Lo racconta sempre sua moglie, la sua compagna fin dalla gioventù...
«Se lo dice lei....»

I suoi video sono sempre lentissimi...
«Allargare il tempo amplifica le emozioni; entriamo in un regno che non è quello quotidiano». Bill Viola non sta bene; Kira lo assiste sempre: gli è accanto, spesso risponde alle domande che gli rivolgono. L’artista sicuramente più originale dei nostri tempi è affabile e alla mano; sorride spesso, ringrazia sempre; talora, sembra come un neonato felice. Forse non lo sa, ma crea l’immortalità con un dipingere in movimento. Sempre lentissimo, «slow motion»: la mostra dura un’ora e mezzo, solo a Palazzo Strozzi; ma una volta, ha realizzato per il “Tristano” di Wagner un video di quattro ore.

Dice Arturo Galansino, che dirige Palazzo Strozzi ed è, con Kira, il curatore della rassegna: «Non usa il computer; tutto è in ripresa diretta, quindi è verità. Ha bisogno di mesi, per ricostruire una certa casa, o di centinaia di comparse».

La mostra “Rinascimento elettronico” è una retrospettiva tra le più complete; fino alla penultima opera, i quattro Martiri per la Cattedrale di Saint Paul, del 2014, che si misurano, interpretano i quattro elementi classici: fuoco, acqua, aria e terra. Le più emozionanti sono quelle in cui si confronta con i classici: come quando «rivede» la Pietà di Masolino, portata da Empoli (e daccapo, c’è l’acqua, esce dal sepolcro...).
E se gli dici «gran bella mostra», reagisce come un bambino: s’illumina, quasi ti abbraccia, spalanca gli occhioni e «davvero? Sono proprio felice».
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