Starnone e l'amore Anatomia coraggiosa di un coppia in crisi

Starnone e l'amore Anatomia coraggiosa di un coppia in crisi
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Sabato 1 Novembre 2014, 05:59
INTERIORITÀ
Il nuovo libro di Domenico Starnone, Lacci (Einaudi) inizia con delle accorate e durissime lettere che una donna, Wanda, scrive a suo marito. «Se tu ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». Dalla sequenza di lettere apprendiamo che l'uomo in questione, Aldo - padre di due figli, un maschio, Sandro, e una femmina Anna - si è innamorato di una donna, Lidia, più giovane di Wanda, e dunque, da un giorno all'altro, ha lasciato la famiglia. Le lettere sono molto belle e anomale – in letteratura in genere ci si concentra sul punto di vista di chi si innamora e si segue la sua nuova avventura - danno corpo alla sofferenza di Wanda, la donna tradita, appunto. Ancora incredula, alla quale tocca ora il compito di gestire il dolore, i figli, la casa. Le lettere occupano il libro primo, che tuttavia non conta molte pagine, solo 19 – è essenziale, diretto, spietato- e finisce con la seguente lettera: «Scrivi che hai bisogno di ristabilire un rapporto con i figli. Ritieni che essendo passati quattro anni, sia possibile affrontare il problema con serenità. Ma cosa c'è ancora da affrontare? La natura di questo tuo bisogno non è stata ancora chiarita con precisione quando ti sei sottratto, rubandoci la nostra vita, quando li hai abbandonati perché non ne sopportavi la responsabilità. Ad ogni modo ho letto loro questa tua richiesta e hanno deciso di incontrarti. Ti ricordo, nel caso te ne fossi dimenticato che Sandro ha tredici anni e Anna nove. Sono schiacciati dalle incertezze e dalla paure. Non peggiorare ulteriormente la situazione».
ELLISSI
Poi c'è una lunga ellissi narrativa, si cambia punto di vista, ora la parola passa ad Aldo. Sono passati molti anni, Aldo e Wanda sono tornati insieme. Ormai sono una coppia anziana e pare siano stati capaci di dimenticare quel periodo buio. Ma appena tornano dalle ferie trovano una brutta sorpresa: la loro casa è stata devastata. Ma attenzione, non manca niente, il che è strano, solo il gatto non si trova, però c'è disordine dappertutto. Inizia così il libro secondo, una delle più belle indagini sull'amore lette in questi ultimi anni. La domanda apparente cui Starnone dovrà rispondere è: di chi è la colpa di quella devastazione? Chi è entrato in casa in loro assenza? Sembra un giallo e dunque si ricerca il colpevole, ma in realtà stiamo assistendo a una piccola tragedia, un po' come Edipo re. Naturalmente ci vuole poco ad associare il disordine casalingo all'instabilità sentimentale, ma Starnone è molto bravo, e capace – cosa non comune- di scomporre la parola amore in forze più piccole, minute, molto elementari e dunque brutali.
Ricomponendo la casa, i due si rendono conto che stanno in realtà facendo il percorso inverso, stanno scomponendo il loro rapporto e si scopre che il passato non è affatto passato, la tragedia incombe ancora. Starnone è coraggioso, narrativamente ambizioso, libero da qualsiasi retorica sentimentale e punta quindi ad altri lidi: cos'è questo sentimento di cui parliamo spesso? Su quali desideri, ambizioni, contingenze e necessità si basa? E il caso, quello, conta oppure no? Siamo liberi di amare, capaci di perdonare o vincolati da precedenti traumi, rimorsi ed errori? Alla fine, visto ed esaminate le suddette dinamiche, quando rimaniamo in una stanza disordinata, io e te, chi siamo? Le risposte sono in questo libro, bello nella sua semplicità e durezza, dove l'amore di certo non fa rima con cuore ma è proprio per questo che è giusto e necessario raccontarlo, e senza quegli aggettivi ingannevoli che inquinano la descrizione: è tutta questione di lacci, imbrigliano e avvicinano, creano vincoli morali ma spesso impediscono di vedere e capire, di conoscere l'amore, insomma.
Antonio Pascale
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