Opera, cancellati i licenziamenti

Opera, cancellati i licenziamenti
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Martedì 25 Novembre 2014, 06:00
LA DECISIONE
Alla fine sul “modello europeo” che avrebbe dovuto rivoluzionare il Teatro dell'Opera ha prevalso quello italiano. «Tradizionale», come lo ha chiamato il sovrintendente Carlo Fuortes. Il Cda del Costanzi ieri ha approvato il piano che cancella il licenziamento collettivo dei 180 membri di Coro e Orchestra. Una misura d'emergenza, quella del licenziamento, varata il 2 ottobre scorso, a dieci giorni dalle dimissioni choc di Riccardo Muti e che avrebbe dovuto avvicinare l'ente lirico di piazza Beniamino Gigli agli esempi virtuosi del Vecchio continente, dai Berliner Philarmoniker al teatro des Champs Elysées, tutti serviti da orchestre esternalizzate “a contratto” e rinnovate di volta in volta.
Invece ieri è arrivato il dietrofront. Il nuovo piano, siglato da tutte le sette sigle sindacali, per una volta unite anziché rissose, dato lo spettro dei licenziamenti, salva il posto a tempo indeterminato dei musicisti ma allo stesso tempo prevede un consistente incremento della produttività (gli spettacoli aumenteranno del 30% nel 2015 e del 40% nel 2016) e una pesante sforbiciata ai salari accessori di tutti i 460 dipendenti, congelando quei “gettoni d'oro” più volte finiti al centro delle polemiche per la loro discutibile giustificazione (dall'«indennità di frac» a quella per i concerti all'aperto). In totale verranno prodotti risparmi per 3 milioni di euro. E un altro milione di tagli arriverà dalla spending review dell'azienda.
Il piano votato ieri dal Cda - che oggi passerà al vaglio dell'assemblea dei lavoratori, tra i malumori dei tecnici e degli amministrativi - ha bloccato sia il premio di produzione sia la cosiddetta «tabella C», un bonus da 1.200 euro che veniva erogato a settembre a tutti i dipendenti, una specie di quattordicesima. Il risparmio sarà di circa 650mila euro per ciascuna di queste due voci che però potrebbero sparire dallo stipendio dei dipendenti solo per un paio d'anni, dato che potranno essere riattivate, in tutto o in parte, dal 2016 a patto che venga raggiunto il pareggio di bilancio.
LE REAZIONI
Soddisfatto per l'esito delle trattative il sindaco Marino. «Speriamo che l'accordo venga finalizzato domani - dice il primo cittadino - così da superare la fase di fragilità del teatro e iniziare da subito il suo rilancio, puntando sulle grandi professionalità del teatro stesso». L'accordo «risolve i tanti problemi economici che il teatro aveva», commenta il sovrintendente Fuortes, in carica da meno di un anno e costretto a confrontarsi con un deficit lasciato in eredità dalla vecchia gestione che ammonta 25 milioni di euro, 12 dei quali messi a bilancio solo nel 2013.
Il piano varato ieri permetterà ai dissestati conti dell'Opera romana di respirare perché, oltre ai risparmi interni, sbloccherà i 20 milioni stanziati dal governo con la Legge Bray. E sempre con la nuova normativa dal 1 gennaio 2015 sparirà il consiglio di amministrazione, sostituito da un Consiglio di indirizzo con poltrone ridotte (da 8 a 5) e con un sovrintendente con poteri rafforzati. Sarà ancora Fuortes? Lui per il momento glissa: «Lo decideranno i soci e il regolamento non prevede autocandidature».
Lorenzo De Cicco
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