Il rivoluzionario di Amos Oz che riabilita Giuda

Il rivoluzionario di Amos Oz che riabilita Giuda
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Sabato 15 Novembre 2014, 06:14
IL CASO
A Gerusalemme, tra il 1959 e il 60, occupata e divisa tra le forze ebraiche e quelle arabe giordane. E nell'ultima casa, in fondo alla città, nel villaggio abbandonato dove, in anni passati, hanno vissuto un politico sionista contrario alla nascita di uno stato basato sulla violenza della guerra e un giovane che, per quell'idea, ha sacrificato la propria esistenza, come tanti della sua generazione. Questa è la scena, anzi le scene - la città con la sua storia, i monumenti, la visione spesso silenziosa e notturna e uno spazio domestico e chiuso, quasi claustrofobico da “teatro da camera”- in cui si muove il protagonista dell'ultimo romanzo di Amos Oz, Giuda che sarà presentato domani in anteprima europea a Bookcity presso la Sinagoga Centrale di Milano. Una storia ambientata ieri, in anni tumultuosi che arrivano con echi, discussioni, conflitti fino a oggi, alla drammatica situazione di oggi. Al centro un ventitreenne Shemmel «timido, sensibile, socialista, asmatico», propenso tanto all'entusiasmo quanto alla precoce delusione, rivoluzionario che ama Castro e il Che e le varie rivolte del mondo. E con un'idea fissa: grande uomo, ebreo morto da ebreo, Gesù non si è mai sognato di essere il figlio di Dio. È stato Giuda, in realtà, a crederlo tale, a essere il più fedele dei suoi discepoli, a favorire, con l'apparente delazione, la sua morte per dimostrarne l'immortalità e la sua origine divina.
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Così Giuda non è un traditore secondo la fama legata al suo destino, piuttosto è sorprendentemente il primo dei seguaci di Gesù, colui che lo ama più di ogni altro. È la tesi del dottorato di Shemmel che non si conclude per via del dissesto finanziario della famiglia. Così egli accetta (anche per via di una disillusione sentimentale) il lavoro offerto da una strana coppia formata da un uomo anziano e disabile e una donna quarantacinquenne che misteriosamente abita con lui. Vitto, alloggio e un piccolo stipendio per far compagnia qualche ora al giorno e chiacchierare con l'uomo con le stampelle.
Amos Oz tiene i suoi personaggi e i lettori sul filo del mistero. Chi è veramente la donna, Atalia, molto affascinante e sensuale ma delusa dalla vita, quali i suoi segreti di figlia e di vedova? Cosa la lega al vecchio invalido disilluso, contrario a tutte le rivoluzioni? E quali storie sono legate a quelle mura dove va a vivere il giovane, in quella casa carica di dolori e di lutti? E perché il tema del tradimento è una specie di germe o idea portante che passa e si consolida tra i tre personaggi e gli spettri alle loro spalle (ciascuno a suo modo tradito e traditore) in una vicenda di malinconia e di ombre, innervata nella grande storia collettiva, nel tessuto connettivo delle passioni, delle ideologie, dei conflitti di quel lembo di terra senza pace, ieri come oggi? Nei romanzi di Oz è sempre al centro la famiglia, il soggetto più paradossale, surreale, comico, tragico che si possa immaginare. Nel caso di Giuda, la forma di un romanzo di formazione che fedelmente costruisce e scandisce il “viaggio” di Shemuel dentro la strana famiglia in cui è capitato, con i suoi segreti, le sue idee, le sue scelte politiche, cela con grande abilità le spoglie di un vero thriller esistenziale e filosofico. Dove le grandi questioni sul senso dell'esistenza dello Stato d'Israele, sul rapporto tra ebrei e Cristo, sulla figura controversa di Giuda e sul pericolo che corre ogni utopia di redenzione alla prova della storia, si disseminano tra errori, passioni, amori sognati e poi delusi, problemi religiosi rimasti irrisolti in un quartetto di figure e di ombre che s'impone nella memoria del lettore.
Renato Minore