I PRECEDENTI
Nel novembre del 2014 accadde qualcosa di simile ad Einaudi. La casa editrice torinese, desiderosa di rilanciare la scoperta di John Fante, pubblicò il volume Lettere. 1932-1981 curato da Francesco Durante. Fin qui tutto bene. Salvo il fatto che il volto in copertina non era quello di Fante ma di Stephen Spender, poeta e critico britannico morto nel 1995. Seguirono ironie sui social, domate dal social media manager di Via Biancamano, n. 2, sotto la Mole Antonelliana. Ma balzando dall'editoria alla filatelia, il caso più celebre è certamente quello di un francobollo, il Gronchi rosa, ormai vero e proprio oggetto di culto. Venne emesso il 3 aprile del 1961 per celebrare il viaggio dell'allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, in Sudamerica. Quando ormai era troppo tardi, si resero conto che i contorni del Perù erano errati e la validità del titolo venne sospesa, sostituito con il più triste e anonimo, Gronchi grigio. Ma erano già state vendute diverse migliaia di esemplari. Allora valeva 205 lire, oggi le sue quotazioni superano i 6 mila euro.
D'accordo, fare un parallelo fra Amoz Oz e il Gronchi Rosa è impresa ardita, è prematuro dire se diventerà o meno un oggetto per collezionisti (del resto su eBay il volume di Fante costa appena poco di più del prezzo di copertina) ma nel dubbio vi consigliamo spassionatamente di fare un salto in libreria oggi stesso. Domani potrebbe essere già troppo tardi per assicurarsi una mosca bianca. E riguardo l'autore, che oggi vive nella cittadina israeliana di Arad? Come la prenderà? Siamo certi che Oz, Amos Oz, sopraffino intellettuale, se venisse a sapere di questo piccolo misfatto si farebbe una risata in puro stile yiddish. Anzi, forse chiederebbe una copia per la sua biblioteca. Non si sa mai. E intanto la macchina editoriale corre a perdifiato e domani è un altro giorno per tutti. Probabilmente quando vennero stampati i Gronchi rosa ci fu chi li diede via frettolosamente giudicandoli fallati. Oggi starà ancora piangendo.
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