«Così mitica, così vicina»

«Così mitica, così vicina»
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Venerdì 19 Dicembre 2014, 06:18
IL RICORDO
Cristina Comencini non riesce a credere che Virna Lisi non ci sia più. Ha appena finito di montare il suo terzo film con l'attrice, Latin lover (nelle sale a marzo), e fino a due settimane fa non sapeva nulla della malattia. Prima di Latin lover aveva voluto la Lisi in Va' dove ti porta il cuore e Il più bel giorno della mia vita. Nessuno nel cinema di oggi ha lavorato tanto con lei. «Credo che la malattia l'abbia colta di sorpresa», dice la regista. «Ma era fatta così. Se le faceva male qualcosa non stava a lamentarsi. Non vedeva medici. Non si curava di sé. E adesso...
Come l'ha conosciuta?
«Ai tempi di Buon Natale, buon anno, diretto da mio padre. Avevo scritto la sceneggiatura ma fu un incontro fugace. La ricordo bene invece da bambina, a Ischia, dove andavamo in vacanza. Lontana, mitica, bellissima. Anche se dietro tutta quella bellezza c'era una donna semplice, concreta, addirittura contadina, e tutto questo lo metteva nella recitazione. Non amo gli attori cerebrali e lei era il contrario. Mi piaceva anche il suo essere brusca, diretta. Se doveva dire qualcosa lo diceva, senza pensare troppo alle conseguenze. Anche per questo pensai a lei come nonna in Va' dove ti porta il cuore».
È vero che viveva la sua bellezza con noncuranza?
«Certo. In apparenza era una diva, ma poi era sempre la prima sul set, mai un capriccio. E se dovevi invecchiarla era felicissima. Come a dire: non sono solo bella, sono anche brava. Tutta la sua bravura nasceva dal contrasto fra la sua natura passionale e il suo autocontrollo. Odiava i sentimentalismi».
In Latin lover che ruolo ha?
«È una delle due mogli di un grande attore e seduttore defunto, che ai funerali dell'ex-marito incontra l'altra vedova, Marisa Paredes, insieme a un piccolo esercito di figlie del latin lover disseminate per il mondo».
Una commedia?
«Un film sul rapporto con i padri e con un certo passato del nostro cinema, di cui la Lisi era una delle ultime grandi rappresentanti. Una delle poche ancora capaci di unire popolarità e qualità. Come dimostrò ai tempi della sua parentesi a Hollywood. Chiusa pagando una penale fortissima per tornare in Italia, dove secondo lei si faceva il cinema migliore del mondo. A differenza di tante colleghe, pensava molto ma parlava poco».
Diversamente da tante dive della sua generazione, non sposò mai un produttore. La morte del marito l'aveva segnata?
«Temo proprio di sì. Bella e amata com'era, andava molto fiera del suo aver avuto un uomo solo nella vita. Amava molto la casa e la famiglia, anche se poi le mancava il set. Il pubblico la adorava perché riconosceva la sua umanità. E quando insistevo a chiederle se era vero che avesse avuto solo suo marito, si stupiva: cosa c'è di strano, non ci credi?».
Fabio Ferzetti
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