“Black and White”, Truman e il ballo che fece epoca

“Black and White”, Truman e il ballo che fece epoca
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Giovedì 27 Novembre 2014, 06:07
IL PARTY
Conteso dalle belle donne e dai magnati dell'industria, amico di politici e artisti, Truman Capote, nel 1966, decise di dare un ballo per cinquecento amici importanti. La festa (tema: “Black and White”) voleva celebrare A sangue freddo, il libro che ancora oggi si considera il capolavoro dello “scandaloso” Truman. Il gioco al quale erano chiamati i vip dell'esclusiva lista, ammessi nella sala da ballo dell'Hotel Plaza di New York, era quello di celare i loro volti, iperfotografati e arcinoti, dietro una maschera. Qualcuno, Cecil Beaton tra questi (il celebre fotografo era comunque tra gli invitati), avanzò l'idea che Capote avesse organizzato il megaparty solo per farsi pubblicità.
Indipendentemente dagli obiettivi dello scrittore, la festa ebbe un successo planetario. La folla si accalcò senza ritegno davanti al Plaza per vedere gli eccellenti che entravano, avvolti nei loro mascheramenti. C'erano Gianni e Marella Agnelli, Frank Sinatra e Mia Farrow, Leonard Bernstein, Richard Burton, Greta Garbo, Marlene Dietrich, Lillian Hellman, Edward Albee, Tennessee Williams, John Steinbeck... E poi i Kennedy, John e Edward; Arthur Miller, Andy Warhol, il duca e la duchessa di Windsor; l'armatore greco Stavros Niarchos; i Rothschild, i Vanderbilt, i Ford...
AMICI E NEMICI
La buona società americana si era divisa tra amici e nemici di Capote. I divi di Hollywood avevano abboccato all'amo senza riserve. Gli scrittori, indipendentemente dalla loro posizione nei confronti del “rivale”, si presentarono tutti. Spettacolari i paludamenti esibiti sulla passerella del Plaza: segnarono una tappa indimenticabile nella storia del costume. Maschere da unicorno, da cigno bianco o nero, cappucci da boia, bautte alla veneziana, coprivolto da zorro. Gli stilisti, scatenati, avevano fatto a gara per fornire ai vip soluzioni originali. Il colpo della serata, però, a detta di tutti i cronisti mondani, fu il nudo audace di Penelope Tree versione strega di Halloween. L'ingresso della ragazza, portabandiera delle nuove generazioni, mise tutti in subbuglio. Beaton e Avedon furono folgorati dalla sua bellezza ingenua e la tallonarono tutta la notte per convincerla a diventare una donna da copertina.
Alla presenza dei direttori del New York Times e del Washington Post, se ne videro delle belle. La vera movida si scatenò dopo la mezzanotte. Fino ad allora gli invitati si erano limitati a sfilare lungo il perimetro del salone, guardandosi e giudicando i rispettivi costumi. Quando s'aprirono le danze, al suono della musica di Peter Duchin, ci fu perfino chi ballò da solo, come l'economista John Kenneth Galbraith. La magnifica Lauren Bacall non ebbe il tempo di riposare un attimo, fu costantemente invitata. Un cavaliere dopo l'altro, finì a un certo punto tra le braccia del coreografo Jerome Robbins: «Fred Astaire e Ginger Rogers li avrebbero invidiati», commentò Capote, ripreso sui giornali dai cronisti, «tutti gli occhi erano su di loro».
Venne naturalmente servita anche una cena, piatto forte il famoso pollo hash del Plaza. Come vino, fiumi di champagne. Verso le tre meno un quarto, Sinatra si preparò ad andarsene e chiese se qualcuno voleva unirsi a lui per una bevuta nel suo bar preferito, il “Jilly”. Aiutato dagli uomini dei servizi segreti, che erano di guardia, abbandonò il Plaza portandosi via la Farrow e altre belle donne. Un'ora più tardi, anche gli altri ospiti cominciarono ad ritirarsi alla spicciolata. Capote raggiunse la sua suite per dormire qualche ora: «I bei ricordi della serata - confessò più tardi - mi volteggiavano in testa come una raffica di fiocchi di neve».
R.S.
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