IL FISCO
Oltre all'inchiesta che ha portato al sequestro di alcuni conti correnti e della casa ai Parioli, condotta dal pm Antonino di Maio, Ferrero è già a processo a Roma anche per un'altra vicenda legata al suo turbolento rapporto con il fisco. Se l'indagine per i presunti omessi versamenti per 200 mila euro relativi alla sua "Blu Cinematografica" resta ancora aperta, un secondo procedimento a carico del produttore romano è già a dibattimento. In questo caso, la procura contesta al "Viperetta" -soprannome con il quale è conosciuto soprattutto tra gli appassionati di calcio- il reato di dichiarazione infedele e quindi di aver evaso l'Ires per circa un milione e settecentomila euro, nel 2009. «Non sono ancora state depositate le motivazioni del tribunale del riesame -ha dichiarato in una nota l'avvocato Giuseppina Tenga, difensore di Ferrero - Si tratta di un sequestro cautelare che si riferisce a omessi versamenti tributari relativi ad anni precedenti rispetto a società acquisite dal gruppo successivamente. Abbiamo prodotto ed esibito all'autorità giudiziaria la richiesta di rateizzazione e i versamenti fatti».
LA RISTRUTTURAZIONE
Prossima alla conclusione è invece la vicenda che vede Massimo Ferrero imputato per non aver rispettato il divieto di proseguire alcuni lavori di ristrutturazione proprio all'interno di quello stesso appartamento che gli sarebbe poi stato sequestrato. I fatti, in questo caso, risalgono al 2011, quando l'imprenditore decide di apportare alcuni cambiamenti nella sua casa ai Parioli. In questo caso, malgrado avesse ricevuto un «ordine di immediata sospensione dei lavori» emesso dal direttore dell'Unità Organizzativa tecnica del II Municipio di Roma, Ferrero avrebbe infatti deciso di proseguire nel riammodernamento dell'immobile. Ricevuta la notifica dell'avviso, il presidente sampdoriano, stando a quanto sostenuto dalla procura, avrebbe comunque portato a termine la demolizione di alcune tramezzature, «la prosecuzione delle opere di sistemazione degli impianti a servizio dell'unità immobiliare e di bonifica delle pavimentazioni, e la demolizione di una grande cabina per la sauna precedentemente realizzata in muratura. Una serie di interventi non autorizzati che, oltre ad innescare i malumori degli altri condomini, hanno finito per portare il patron blucerchiato davanti al giudice monocratico del tribunale di piazzale Clodio.