«Lavori fermi, rischiamo un'altra Genova»
Il sindaco di Cartoceto protesta su una gru

«Lavori fermi, rischiamo un'altra Genova» Il sindaco di Cartoceto protesta su una gru
di Luca Fabbri
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Mercoledì 15 Ottobre 2014, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 18:32
CARTOCETO (Pesaro e Urbino) - «A Cartoceto si rischia un'altra Genova». Lo dice il sindaco di Cartoceto Enrico Rossi che domani alle 12 si arrampicherà sulla gru che sovrasta il suo paese per protestare contro il Patto di Stabilità e la burocrazia.

Che bloccano un milione e 400 mila euro di risorse che l'amministrazione potrebbe subito investire per la ricostruzione e il consolidamento delle mura crollate nel 2012 e nel 2013. «Resterò sulla gru fino a quando non mi faranno avviare i lavori per la messa in sicurezza delle mura – spiega il 31enne neo sindaco – Rischiamo un’altra Genova». I fatti. A Cartoceto parte della cinta muraria è crollata in due occasioni: novembre 2012 in via del Santuario e un anno dopo in piazza Marconi. Tra lavori di ricostruzione e consolidamento delle pareti a rischio crollo, occorrerebbero 3 milioni e mezzo di euro da investire. Per il primo crollo l’amministrazione comunale ottenne dalla Protezione Civile un milione e 200 mila euro mentre per il secondo crollo il Governo riconobbe lo “stato d’emergenza” pur non assegnando risorse. Il Comune allora inserì a bilancio 178 mila euro e fece richiesta di poter accedere ai Fondi dell’8 per mille per la ricostruzione. Nessun lavoro è ancora partito. «Il primo intervento è bloccato da un ricorso al Tar: il bando è stato assegnato ma una delle ditte perdenti ha fatto ricorso al Tribunale che ha concesso la sospensiva – spiega il sindaco Rossi – Non scenderò dalla gru fino a quando non mi garantiranno che a breve il Tribunale si esprimerà sul ricorso in modo da far ripartire i lavori in un modo o nell'altro. Il Patto inoltre blocca le risorse comunali messe a bilancio per il secondo crollo». Il primo cittadino è pronto allo sciopero della fame e della sete. «Quando si verificano le calamità naturali - conclude - poi si scarica la colpa sui sindaci. Ma io non accetto di fare il capro espiatorio».
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