Le nostre piazze deserte, un punto di partenza per avere vite migliori

Le nostre piazze deserte, un punto di partenza per avere vite migliori
di Paolo Costanzo
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Domenica 12 Aprile 2020, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 13:40

Da questo Incis di viale Mazzini da cui sto scrivendo, dalla grande finestra che illumina la mia stanza, osservo Piazza Dante liberata dalle automobili che abitualmente sono lì parcheggiate. 
Avvolta nel silenzio, la Scuola Elementare ha ritrovato il suo sagrato e il ricordo corre a quando, fine anni 50 e primi 60, i genitori e i nonni arrivavano molto tempo prima dell'orario di uscita delle classi, per parlare fra loro, o semplicemente per stare al sole.
Il ricordo si fonde, allora, alle riflessioni di questi giorni, a quello che stiamo vivendo tutti, alla ricerca delle cause complesse che lo hanno determinato, forse alla necessità di cambiare, di immaginare e realizzare un nuovo paradigma di sviluppo, poche cose, ma di grande valore, il tornare grande delle cose necessarie. Andare a piedi, apprezzare la sosta, riguardare il cammino fatto.
Latina è stata così e chi per motivi anagrafici non l'ha vissuta, oggi può sperimentarlo. Gli spazi aperti, il vuoto dei viali e delle piazze ci offrono una percezione diversa del nostro abitare e ci stimolano ad immaginare soluzioni nuove e più attente alla nostra qualità della vita. Tornando a Piazza Dante, se solo ci fosse un posto dove sedersi, se ci fosse una diversa pavimentazione, forse anche una fontana o un'istallazione contemporanea, sarebbe indubbiamente una delle più belle piazze di Latina. Uno spazio aperto, con una dimensione giusta, ben delimitato dalla forma, dall'articolazione dei volumi, dai materiali e dai colori degli edifici circostanti. Al suono della campanella, le bambine e i bambini potrebbero di nuovo uscire dalla porta principale, trasformare questo momento, ogni giorno, in una festa. Correre, rincorrersi, arrampicarsi al remo del chioschetto o al piedistallo della bandiera. Come una volta e come è sempre stato.
Se offrissimo ai bambini degli spazi giusti, semplici, sicuri, ben progettati e ben conservati, forse potrebbero crescere con più naturalezza e più spontaneità, dando loro del tempo, recuperando il valore della pausa fra un'attività e l'altra.
Latina in questi giorni, così vuota e silenziosa, sembra abbia ritrovato il suo carattere distintivo. L'aria pulita è la stessa di quando le strade, appena fuori la circonvallazione, si perdevano verso la campagna e domani è Pasqua. Ci saranno poche persone per strada e nelle nostre case penseremo, ancora, alle tristi vicende che hanno colpito migliaia di persone in Italia e nel mondo.
Ci sarà ancora un grande silenzio. Guardando le bandiere ancora esposte sulle finestre ho ripensato ai canti delle processioni, qui, lungo viale Mazzini. Tutto si fermava e, nella notte, questo percorso insieme era accompagnato e salutato dai copriletto ricamati, adagiati sui davanzali delle finestre e dei balconi, fra una moltitudine di luci colorate.
*Architetto
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