Coronavirus, a Fondi un 82enne il terzo morto. La figlia: «Ha lottato come un leone, noi trattati da criminali»

Coronavirus, a Fondi un 82enne il terzo morto. La figlia: «Ha lottato come un leone, noi trattati da criminali»
di Barbara Savodini
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Domenica 22 Marzo 2020, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 15:44

Ha lottato come un ragazzo di 20 anni, hanno detto i medici dello Spallanzani, ma alla fine non ce l'ha fatta Aldo De Filippis, il primo di una lunga serie di pazienti di Fondi risultati positivi al coronavirus. Il Re Leone lo chiamavano i suoi familiari perché l'anziano, 82 anni ad aprile, di battaglie ne aveva superate tante ma, alla fine, ne era sempre uscito vittorioso e a testa alta. Un vecchio incidente, una setticemia, una bronchite cronica e persino una patologia rara: nulla lo aveva mai sfiancato come il Covid-19. «Ha resistito tanto - racconta la figlia Antonella appena uscita dalla quarantena - ma alla fine non siamo riusciti a vederlo».

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La morte di De Filippis, il terzo decesso a Fondi, l'ottavo in provincia, è un duro colpo per la città che proprio con il suo tampone aveva realizzato di non essere esente dall'epidemia. Il paziente zero, lo chiamano a Fondi anche se poi, a conti fatti, nessuno sa davvero chi sia stato il primo ad ammalarsi. Il pensionato, un tempo muratore, marito e padre di tre figli, era stimato e benvoluto in città fino a quando la notizia della sua positività ha messo in luce tutte le tare della società, amplificate da paura, ignoranza e anche un briciolo di cattiveria. De Filippis è stato il primo ad aver scoperto di essere affetto da Coronavirus ma, probabilmente, era solo il più fragile per via del suo complesso quadro clinico.

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Fragile eppure irriducibile nelle sue battaglie tant'è che, nonostante fosse l'unico di Fondi in rianimazione allo Spallanzani, ha combattuto per 20 lunghissimi giorni. Scaduta la quarantena, visti i familiari, si è lasciato andare finché ieri il suo cuore ha smesso di battere. «Bisogna avere rispetto per il dolore è lo sfogo della figlia mio padre è una vittima e non sarà un virus ad infangarne il ricordo». Nonostante la voce spezzata dal dolore e dalle lacrime non ha peli sulla lingua Antonella che, a differenza di altri fondani, ha rispettato la quarantena senza neppure uscire sul balcone. «Mai un colpo di tosse o una linea di febbre, neppure uno starnuto racconta eppure per senso civico ci siamo chiusi in casa, in isolamento volontario, anche se nessuno ce lo aveva formalmente imposto. Mio padre era una persona per bene, non untore, ha probabilmente contratto il virus da qualcuno che non sapeva di averlo, è una vittima e come tale va trattata». Non appena si è capito cosa stava accadendo, tutti sono corsi ai ripari ma era evidentemente troppo tardi.

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L'uomo, come ormai noto, aveva partecipato alla cena del centro anziani di Fondi, di tanto in tanto si recava dal medico, qualche volta a giocare a carte al bar. «La città ci ha trattato come fossimo dei criminali - conclude la figlia - mio padre è stato solo sfortunato e mi auguro che quanto accaduto serva di lezione a tutti gli altri. Certo è che, a differenza di altre famiglie, non abbiamo parenti e nipoti venuti da Milano come ci è stato detto e nessuno di noi ha contratto la malattia. Neppure mia madre». Le esequie, come prevede il decreto Conte, si terranno in forma privata - quando l'impresa Viola e Zomparelli sarà riuscita a riportare a casa il feretro - così come quelle di ieri dell'altra donna di Fondi, una 75enne, deceduta per un trasferimento ospedaliero mai arrivato. Richieste continue al box regionale sottolineando di volta in volta la gravità della situazione non sono servite per trovare un posto alla donna, alla fine spirata al pronto soccorso del San Giovanni di Dio assieme ad altri pazienti in attesa di tampone. Mentre il numero dei decessi e dei contagiati cresce ora dopo ora, arriva lo sfogo del responsabile dei servizi sociali di Fondi.
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