Inseguito al momento della fuga nella sede diplomatica ecuadoriana da una controversa denuncia per abusi sessuali presentata in Svezia e nel frattempo archiviata, Assange resta formalmente sotto il tiro della giustizia britannica per non essersi presentato di fronte al giudice che nel 2012 avrebbe dovuto interrogarlo su richiesta proprio della magistratura di Stoccolma. Ma il timore di Wikileaks, oggi in parte fugato dalle dichiarazioni di Moreno, è che in realtà Londra lo voglia consegnare a Washington, dove è bollato come un "nemico pubblico" fin dalla pubblicazione nel 2010 d'una montagna d'imbarazzanti documenti top secret consegnati dalla sua organizzazione a giornali come il Guardian o il New York Times. E più di recente è stato tirato in ballo pure per il cosiddetto scandalo Russiagate, sullo sfondo del sospetto di presunti rapporti con Mosca da lui sempre negati.
Due giorni fa il New York Times ha scritto di una presunta trattativa segreta con l'Ecuador per la consegna dell'hacker australiano orchestrata da Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump coinvolto nel Russiagate. Secondo la ricostruzione del quotidiano americano, a maggio del 2017 Manafort si recò a Quito per discutere con il presidente dell'ipotesi di liberarsi della scomoda presenza di Assange consegnandolo in cambio di una riduzione del debito verso gli Stati Uniti. Poco dopo Manafort finì nel mirino del procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller, e il governo ecuadoriano interruppe i rapporti.
Al di là delle garanzie di Londra Assange rischia comunque di essere estradato negli Stati Uniti se l'accusa si impegnasse a non chiedere la pena di morte.
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