Quei padri che non possono fare i padri

di Maria Lombardi
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Giovedì 5 Giugno 2014, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 16:38
Sentire le grida dei bambini dalla scuola

di fronte durante il CdA.

Un amministratore mi guarda negli occhi.

2 figlie in Spagna.#padriseparati



@CardMezzofanti



Il padre è davanti al pc in una stanza buia, sullo schermo la foto di una ragazzina, i capelli lunghi e biondi, malinconia negli occhi. È la figlia, sorride tuttavia. «Che bella sei! Me ne mandi un'altra?», scrive lui. Eccola, lei che soffia sulle candeline. «Lo so, è stato il suo compleanno. Ti ho anche preso una cosa», continua la conversazione clandestina in chat, padre e figlia parlano al computer, come adolescenti. «Che cosa è?», s’incuriosisce lei. «Quando verrai a trovarmi lo scoprirai. Dobbiamo vederci di nascosto, come l'altra volta». «Perché dobbiamo vederci sempre di nascosto?», la figlia sa ma vuole sentirlo ancora. «Non vogliono che io ti veda», lo dicono insieme.



Nel video realizzato dall'associazione padri separati (www.padri.it) scorrono le parole e le immagini di una storia di buoni e cattivi, d'amore maltrattato e vendetta. Il cattivo è il padre, tutti gli altri vittime. Lui bussa con insistenza a una porta che resta chiusa, insegue a piedi una macchina che fugge, la figlia lo guarda allontanarsi nello specchietto, lui ruba attimi e abbracci. Lui, il mostro. «Il mostro è chi non riconosce al padre il diritto di amare i propri figli», il messaggio sui titoli di coda. Ogni anno a Roma ci sono circa 10mila separazioni giudiziali. Nella metà dei casi ai padri è negata la possibilità di incontrare i figli.



«Ti lascio, adesso è rientrata mamma», scrive al pc la ragazzina del video, all'improvviso ha fretta e paura. «Ti bacio, piccola». «Ciao, papà». «Papà», ripete lui e allontana lo sguardo dal pc.



maria.lombardi@ilmessaggero.it