Valle del Sacco, le cause di morte legate allo smog

Sono i dati parziali delle nuove indagini del Dipartimento regionale di epidemiologia

Valle del Sacco, le cause di morte legate allo smog
di Marco Barzelli
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Martedì 27 Giugno 2023, 06:22

La mortalità per tumore è fortemente connessa allo smog, ma c'è meno "insetticida" nel sangue. Si è anche sentita forte l'esigenza di comunicazione e partecipazione, contro l'analfabetismo ambientale, ma in assenza di quasi tutti i sindaci del territorio. È il quadro uscito dall'incontro tenuto ieri mattina nella sala teatro della Asl per la presentazione dei primi risultati del progetto Indaco. Sono i dati parziali delle nuove indagini che, grazie a un finanziamento di un milione e mezzo di euro, sta svolgendo il Dipartimento regionale di epidemiologia (Dep Lazio) non solo nella Valle del Sacco ma anche nel resto della provincia di Frosinone.

LE ASSENZE

È la prima volta che viene analizzato l'effetto dell'inquinamento atmosferico sulla salute della popolazione che vive lungo il fiume Sacco e oltre.
La relazione è stata introdotta da Angelo Aliquò, manager della Asl di Frosinone, e dalla direttrice del Dep Marina Davoli. L'hanno presentata Paola Michelozzi e Daniela Porta, dirigenti dell'epidemiologia laziale, mentre Norina Di Blasio (Pensiero Scientifico editore) ha lanciato il sito Indaco e il sondaggio online sulla percezione del rischio.

LE ASSOCIAZIONI

Nell'occasione sono stati rappresentati appena quattro Comuni: Ceprano, Pofi, Patrica e Sgurgola. Elisa Guerriero, assessora cepranese ad ambiente e salute, ha voluto «spezzare una lancia a favore degli amministratori assenti, perché è mancata la comunicazione - ha lamentato -. Molti, d'altro canto, sono anche stanchi di non arrivare mai a meta, alla bonifica della Valle del Sacco». Non sono mancate le precisazioni di Aliquò: «Abbiamo mandato una nota a tutti i sindaci».
Una bonifica che, malgrado le opere affidate alla fine dell'anno scorso, resta ancora sulla carta. L'associazionismo ambientalista, invece, è stato incarnato da Alberto Valleriani (Retuvasa), Stefano Ceccarelli e Rita Ambrosino (Legambiente), nonché Francesco Notarcola, coordinatore del Tribunale dei diritti del malato (Tdm).

I DATI

Lo studio, basato su dati individuali e sanitari raccolti dal 2006 al 2018, riguarda i 219mila residenti nei 19 comuni del Sin "Bacino del fiume Sacco" ma anche altri 321mila cittadini situati a sud.
A fronte di un bacino di 540mila persone, in vita quantomeno fino al 2007, la mal'aria è stata finalmente associata con le cause di mortalità. Sono numeri un po' datati, sfornati con le prime due fasi dell'indagine epidemiologica.
La terza della serie ha portato anche e soprattutto a un'evidente correlazione tra le morti di tumore maligno e quattro sostanze che inquinano l'aria. Sono, in ordine di rapporto di rischio, il benzene, il biossido di azoto e le polveri sottili Pm2.5 e Pm10 (di medie e grandi dimensioni).
Aggiungendo anche il biossido di zolfo, si ha il quintetto collegato ai decessi per malattie respiratorie. Quelli per cause cardiovascolari, invece, sono molto legati all'ozono e al benzene, quest'ultimo associato con il particolato Pm2.5 anche alle morti non accidentali.
«Per la mortalità per cause respiratorie si registrano stime di rischio positive per quasi tutti gli inquinanti, statisticamente significative solo per l'anidride solforosa - ha riportato Paola Michelozzi . Per la mortalità per tumori maligni si evidenziano eccessi di rischio positivi per tutti gli inquinanti analizzati, ad eccezione che per l'ozono. In particolare, emergono effetti più elevati per il diossido di azoto».

IL CONTESTO SOCIALE

Si è svolta anche l'analisi del ruolo dello Stato socio-economico (Ses).
«Il rischio di mortalità è più elevato nei residenti in area con "Ses" molto basso - è stato spiegato -. Gli effetti delle pressioni ambientali sulla salute sono influenzati dalle condizioni socioeconomiche e dagli stili di vita».
Con il progetto Indaco, ormai illustrato nel dettaglio sull'omonimo portale, si è arrivati anche a metà percorso per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria.

BUONE NOTIZIE

Sono state telefonicamente intervistate 1.256 persone, di cui 1.187 sottoposte anche al prelievo di sangue da parte delle Asl di Frosinone e Roma 5.
I livelli del famigerato b-hch, scarto dell'insetticida lindano che fece scoppiare l'emergenza ambientale nel 2005, si sono dimezzati nel vecchio Sin attorno a Colleferro.
Erano sei volte più bassi e, pur lievemente (-17%), sono calati anche quelli del nuovo Sin, esteso all'alta Ciociaria. «L'analisi preliminare di 548 campioni ha evidenziato una riduzione della concentrazione di betaesacloricloesano nel sangue dei residenti in tutti i comuni del Sin - ha concluso Daniela Porta - La riduzione è evidente anche nel confronto tra campioni ripetuti (378, Ndr) nelle diverse fasi della sorveglianza ed è più marcata per le persone residenti nei comuni del vecchio Sin, -50%, rispetto ai residenti nei comuni aggiunti nel nuovo Sin, -14%». 

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