Quando si cammina per strada è bene guardare dove si mettono i piedi, perché se si cade inciampando contro un ostacolo e ci si fa male, poi non si può dare la colpa a nessuno se non alla propria distrazione. Così è capitato ad una cittadina di Pontecorvo che, mentre camminava sul marciapiede della città fluviale, ha urtato un pezzo lamiera e ha fatto causa al Comune per ottenere il risarcimento per i danni subiti.
LA CAUSA
Il giudice di pace di Cassino in un primo momento aveva accolto le doglianze e aveva condannato il Comune della città fluviale al risarcimento dei danni in suo favore, circa 1.300 euro, oltre al pagamento delle spese processuali. Il Comune di Pontecorvo ha però impugnato tramite l'avvocato Raffaello Carocci, il quale ha sostenuto che l'evento si era verificato di giorno e che il luogo teatro del sinistro non costituiva un pericolo occulto in quanto ben visibile.
Ebbene, nei giorni scorsi, il Tribunale di Cassino ha totalmente accolto l'appello proposto dal difensore del Comune di Pontecorvo.
LE MOTIVAZIONI
In definitiva, il Tribunale ha sentenziato che la caduta era totalmente ascrivibile al comportamento distratto ed imprudente della signora. La cittadina di Pontecorvo, difesa anche in secondo grado dall'avvocato Ivan Santopietro, è stata quindi condannata a restituire al Comune tutte le somme che aveva percepito in virtù della sentenza del Giudice di Pace, oltre al pagamento delle spese processuali in favore del Comune di Pontecorvo, del primo e secondo grado di giudizio, che ammontano a circa 3.000 euro.Soddisfatto il sindaco Anselmo Rotondo il quale, nel ringraziare il difensore del Comune per aver conseguito un importate risultato con una pronuncia che costituisce un autorevole precedente per un deciso cambio di rotta relativamente a tali incidenti, ha voluto sottolineare che la sentenza in oggetto, deve fungere da monito per tutti coloro che molto spesso, ritenendo di ottenere un facile risarcimento dal Comune, non esitano ad adire l'autorità giudiziaria per incidenti dubbi e per pretese ingiustificate.
Alberto Simone
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