Omicidio Morganti, l'amico del cuore ascoltato per sei ore: «Così ho visto morire Emanuele»

Omicidio Morganti, l'amico del cuore ascoltato per sei ore: «Così ho visto morire Emanuele»
di Marina Mingarelli
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Venerdì 29 Marzo 2019, 15:36
Omicidio Morganti: Gianmarco Ceccani il giovane supertestimone di questo processo, è salito ieri sul banco dei testi.
Il ragazzo di 23 anni che risiede ad Alatri, è stato ascoltato per oltre sei ore dai giudici della Corte d’Assise presieduta dal dr. Giuseppe Farinella.
Il miglior amico di Emanuele Morganti, ucciso dal branco la notte del 24 marzo del 2017 davanti al pub “Mirò” di Alatri, ha ripercorso con la memoria quei terribili momenti. Il ragazzo ha puntato l’indice contro Franco Castagnacci (con lui sono imputati, con l’accusa di omicidio in concorso, il figlio Mario, Paolo Palmisani e il frusinate Michel Fortuna) accusandolo di non avergli permesso di soccorrere Emanuele che veniva colpito con calci e pugni da almeno 15 persone.
Era stato a quel punto che aveva cercato di raggiungere Emanuele scavalcando un muretto che lo separava dall’amico. Ma Franco Castagnacci lo aveva tenuto per un braccio dicendogli in dialetto di non muoversi perché altrimenti si «sarebbe fatto molto male».
«Emanuele – ha continuato il supertestimone- continuava a correre in mezzo alle macchine. Quando sono riuscito a raggiungerlo, lui stava già per terra. C’era qualcuno che continuava a colpirlo sferrandogli dei calci. Io cercavo di fargli da scudo con il mio corpo. Preso dalla disperazione continuavo a ripetere “ma chi è stato?”. E Franco Castagnacci replicò dicendo che lui non c’entrava niente».
Gianmarco Ceccani ha poi riferito di aver visto una ragazza bionda che sputava sul corpo di Emanuele ormai esanime. «Così impari a metterti contro la mia famiglia» aveva detto (ma nel corso del processo non è stato chiarito il motivo di questo rancore).
Poi la ragazza ha sputato anche contro Gianmarco. Soltanto alcuni giorni dopo aveva riconosciuto in quella giovane Agirè Thomaray, sorellastra di Michel Fortuna, uno degli imputati. 
Per dovere di cronaca va detto che il supertestimone ha dichiarato di aver visto in più fasi quella sera Franco Castagnacci, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci. Il nome di Michel Fortuna viene fatto solo quando (mentre cercava di proteggere l’amico agonizzante) aveva visto un ragazzo dalla pelle scura che aveva un atteggiamento tipico di chi sta per sferrare un pugno.
Quel ragazzo che ieri, in aula, ha riconosciuto nella persona di Michel Fortuna. 

Ma il 25enne di Frosinone non ha la pelle scura: da qui la contestazione dei difensori. Subito dopo gli avvocati Bruno Giosuè Naso e Cristhian Alviani hanno fatto cadere più di qualche volta il teste in contraddizione. Ceccani si è difeso dicendo che il giorno della tragedia lui non era lucido; si sentiva in colpa per non essere riuscito a salvare l’amico e che quindi alcune deposizioni erano discordanti con quanto dichiarato precedentemente proprio perchè si trovava in uno stato confusionale. Di certo c’è che lui non ha visto chi ha sferrato il colpo mortale.
«Io ho saputo dagli amici che qualcuno aveva visto Mario Castagnacci colpire Emanuele fino a farlo cadere sul montante della macchina. Ma questa ricostruzione l’ho saputa da altri, tramite passaparola».
«Quello che posso dire ha continuato il superteste- è che ho cercato di convincere chi sapeva qualcosa a rendere spontanee dichiarazioni».

Ceccani, visto che nessun testimone voleva fare dichiarazioni, aveva registrato a loro insaputa le frasi di due giovani che sapevano molti particolari su quella morte. Queste dichiarazioni sono state ora acquisite agli atti. Tra i giovani indicati, c’è Giovanni Maugeri, uno dei testimoni che ieri mattina sarebbe dovuto comparire in aula e che invece non si è presentato. Il giudice ha disposto l’accompagnamento coatto. Ma i carabinieri non sono riusciti a trovarlo. Prossima udienza il giorno 8 aprile del 2019. Ieri il giudice ha fissato la calendarizzazione delle prossime udienze. La sentenza dovrebbe essere pronunciata il 23 luglio. 
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