Un telefono cellulare spento all'ora del delitto, un altro che non è stato mai trovato e le telecamere distrutte. Sono alcuni dei pezzi mancanti nel puzzle sull'omicidio di Thomas Bricca, ma non è escluso che ve ne siano anche altri. Già quelli ad ogni modo danno l'idea del quadro a cui si riferiva la madre del ragazzo ucciso, Federica Sabellico, quando parlava di «ritardi e prove cancellate» nelle indagini sull'agguato in cui è stato ucciso il figlio per uno scambio di persona.
Il dettaglio più eclatante è certo quello che riguarda Roberto Toson, 47 anni, l'ex agente di polizia penitenziaria indagato insieme al figlio Mattia per il concorso nell'omicidio di Thomas.
Infine, sempre a proposito di presunte prove sparite, è indagato anche Luciano Dell'Uomo, nonno acquisito di Mattia Toson e patrigno di Roberto, perché avrebbe provato a eliminare una scacciacani e sottratto le telecamere di sorveglianza dell'abitazione dove vive smontandole ma anche facendo sparire la scheda video di memoria. Questi sono almeno gli episodi di cui si è venuti a conoscenza, ma non si può escludere che ve ne siano altri sospetti. La tempistica delle indagini, in teoria, avrebbe permesso di far sparire altre prove.
I nomi dei Toson vengono fuori nelle ore successive all'agguato, quando i medici del "San Camillo" stanno facendo il possibile per strappare Thomas alla morte. I sospetti finiscono sui Toson per un motivo semplice: le risse che avvengono in pieno centro storico ad Alatri nel weekend precedente all'omicidio di cui si è parlato innumerevoli volte. Risse che vedono protagonista il sabato come vittima e la domenica come aggressore (ai danni di Francesco Dell'Uomo, fratellastro di Roberto Toson) Omar Haudy, un ragazzo di origine marocchine. Sarebbe stato lui vero bersaglio dell'agguato, come ammetterà lo stesso Omar. Lunedì sera c'era anche lui sulla scalinata quando dal T-Max partono gli spari.
Quando vengono sentiti i fratelli Mattia e Niccolò Toson? Due giorni dopo l'omicidio - mercoledì 1° febbraio - ma saranno loro a presentarsi spontaneamente dai carabinieri: «Non abbiamo fatto niente, questo è il nostro alibi», dicono agli inquirenti. L'alibi sarebbe la festa in un agriturismo di Veroli, ma gli investigatori scopriranno che Mattia si presenterà alla festa con circa 40 minuti di ritardo, dopo le 21. La sera del 1° febbraio Mattia e il fratello escono dalla caserma senza essere sottoposti a ulteriori accertamenti. E dovranno passare altre tre settimane prima che vengano effettuate le prime perquisizioni. È il 20 febbraio quando i carabinieri effettuano un blitz nell'abitazione dei Toson nella zona Fraschette e nel vicino ex campo di internamento.
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