Tedeschi armati in casa: «Ci ha salvato il rosario, lasciarono i mitra e si misero a pregare»

Era la vigilia di Pasqua del '44 e la famiglia di Rosa temeva di essere fucilata. Il racconto scritto sulle pagine di un quaderno che ora il figlio della donna ha reso note.

Isola del Liri distrutta e Rosa
di Gianpiero Pizzuti
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Venerdì 15 Settembre 2023, 08:55

Salvati dalla fede durante l’occupazione, una famiglia di otto persone di Castelliri (oggi vive ad Isola del Liri) evitò che un rastrellamento di animali finisse in tragedia con un “rosario”. In tempo di guerra i tedeschi requisivano il bestiame nelle campagne della Valle del Liri. Rosa Reale, classe 1929, con i genitori abitava a Colleastruo nel comune di Castelliri, una famiglia numerosa dieci figli (due donne e otto uomini). Un giorno si presentarono alla sua porta quattro tedeschi armati mentre tutta la sua famiglia stava recitando il rosario :”Mia madre ha lasciato questo documento scritto e prima di morire voleva che qualcuno lo pubblicasse, che questa storia non andasse persa. E’ un giorno qualunque della primavera del 1944, qualche giorno prima che i soldati tedeschi battessero in ritirata verso Roma, dopo la caduta di Montecassino (ad Isola del Liri gli alleati, più precisamente i neozelandesi, arriveranno lungo via Napoli il 1 giugno del 1944). 

Marcello, figlio di Rosa, racconta: «Questa storia che abbiamo custodito tra le nostra mura domestiche e che per volontà di mia madre voglio rendere pubblica». Il periodo è intorno alla vigilia della Santa Pasqua del 1944 : «Stavamo pregando tutti raccolti nell’unica stanza che avevamo – scrive Rosa su un quaderno con la copertina nera del primo dopoguerra - mangiavamo e dormivamo lì tutti insieme - abitavamo a Castelliri, quando all’improvviso con passo greve e con il rumore dei loro stivali e delle divise, con le giberne metalliche, i mitra tra le mani spalancarono la porta di casa nostra». Le parole scritte sul pezzo di carta sembrano prendere forma una scena che è rimasta nella memoria della donna che all’epoca aveva poco più di 8 anni :«Chiudemmo gli occhi – continua Rosa – abbiamo pensato che fossero gli ultimi istanti della nostra esistenza, aspettavamo solo la raffica dei mitra, ma sentimmo uno stridio della armi. I soldati ad uno ad non fecero altro che poggiare le armi a terra poggiate e dopo essersi tolte le giberne, si misero a pregare con noi il santo rosario». Rosa raccconta «Ancora viva la scena di papà e mamma che stavano tremando». Quel pomeriggio erano in otto raccolti in preghiera con i loro rosari tra le dita, sei figli ed i genitori. :«Stavamo recitando il rosario si stava facendo sera, erano i primi giorni della primavera del 1944 – avevamo un orto e delle galline che ci sfamavano, ma la fame era tanta. I tedeschi andavano rastrellando cibo e se lo avessero fatto a casa nostra portandoci via le galline non so come avremmo potuto tirare avanti». In quei giorni le razzie si erano intensificate, le truppe sul fronte di Cassino andavano rifornite e l’area del Liri era ormai terra di saccheggio. :«Mio padre aveva paura che potessero fucilarci – il racconto continua – e aveva messo le galline in un recinto proprio fuori casa, in bella mostra, così se volevano le avrebbero portate via senza entrare in casa, ma non fu così. Quando spalancarono la porta tutti pensammo che non saremmo sopravvissuti, ma poi tolte le armi si inginocchiarono e pregarono con mia madre che recitava il rosario. Ricordo che facevano cenno con la testa come per dire si ed esclamavano Amen. Ripresero i mitra e le giberne e dopo averci sorriso, uscirono di casa, non portarono via nulla, la fede, la nostra fede aveva salvato le nostre vite e le nostre galline». Rosa lascia quasi tutto il quaderno in bianco, riprende a scrivere nelle ultime pagine :«Oggi che sono anziana e conto il tempo che mi resta da vivere non vorrei che questa storia andasse persa. Dietro quelle divise noi scoprimmo l’umanità di ragazzi di vent’anni, che non credevamo avessero. Non abbiamo mai saputo i loro nomi, così come arrivarono andarono via, chissà forse sarà stata la loro ultima preghiera prima del fronte di Cassino». Rosa è andata via nell’agosto del 2016 ha perso il marito prima ed un figlio poi per due incidenti stradali. Con l’unico figlio rimasto è diventata nonna.

Gianpiero Pizzuti

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