Morti sulla Casilina schiacciati da un albero. Il teste in aula: «Andava abbattuto, la tragedia si poteva evitare»

Morti sulla Casilina schiacciati da un albero. Il teste in aula: «Andava abbattuto, la tragedia si poteva evitare»
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 11 Luglio 2023, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 09:03

«Quel pino era ammalorato e, una volta analizzato, andava abbattuto». Questa la conclusione emersa nel corso dell'udienza che c'è stata ieri al tribunale di Cassino dove si sta celebrando il processo per la morte di Rudy Colantonio (32 anni di Arce) e Antonio Russo (38 anni di origini campane ma residente in Ciociaria), i due amici morti sulla via Casilina a Castrocielo schiacciati, nell'autunno del 2018, da un grosso pino caduto durante un nubifragio.

A processo per omicidio colposo sono finite sei persone: due tra responsabili ed ex responsabili del comune di Castrocielo, due rappresentanti Astral e due privati che, a seguito di affidamento, espletavano il servizio di manutenzione (assistiti dagli avvocati: Gabriele Picano, Francesco Scacchi, Sandro Salera, Vittorio Salera, Giuseppe Di Mascio, Gianluca Giannichedda e Costanza De Vivo). Ieri è stata la volta, tra gli altri, dell'ex comandante provinciale dei carabinieri forestali di Frosinone, il colonnello Giuseppe Lopez e del consulente, agronomo, della procura Giuseppe Cardiello, quest'ultimo si è occupato, in maniera specifica dell'analisi dell'albero.

LA RICOSTRUZIONE

Lopez ha ricostruito, in aula, l'origine degli accertamenti delegati dalla procura per fare piena luce sulle presunte responsabilità sulla morte dei due uomini. Quel pino era lì da una settantina di anni, «era arrivato a fine ciclo vitale per questo andava abbattuto», è stato spiegato in aula. Ma non solo era arrivato alla fine della vita, quell'albero era «ammalorato», come lo erano gli altri che, dopo gli accertamenti eseguiti nel corso delle indagini sono stati tagliati da Astral che poi, come sottolineato dai legali della società, ha inviato la fattura al Comune. «Andavano abbattuti oppure tagliati, esattamente come avvenuto dopo i primi accertamenti, a 2,5 metri d'altezza», è stato aggiunto dal consulente della procura. Il colonnello Lopez ha spiegato: «Una volta che raggiungono la maturità devono essere sostituiti l'alleggerimento della chioma non basta». Nel corso dell'udienza, poi, è stata affrontata le scacchiere delle competenza tra i vari enti coinvolti e sull'esatto posizionamento del pino sul ciglio della strada. Un processo che viene seguito passo passo dai familiari delle vitte, rappresentati, tra gli altri dagli avvocati Angelo Di Siena, Marco Cianfrocca e Antonio Cinelli. La prossima udienza il 27 novembre.
Vincenzo Caramadre
vincenzo.caramadre@ilmessaggero.it
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