Autonomie e Tav, alta tensione nel governo. Airola: «Con il sì lascio M5S e tengo il simbolo»

Autonomie e Tav, è alta tensione. Airola: «Con il sì lascio M5S e tengo il simbolo»
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Giovedì 28 Febbraio 2019, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 01:21

Una cena non basta. Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini rinnovano davanti a un vassoio di frappe il patto di governo. Ma non sciolgono i nodi, non cancellano l'immagine di una coalizione bloccata, dall'autonomia alla Tav. Sul cantiere dell'alta velocità arriva il sostanziale via libera del ministro Danilo Toninelli a sbloccare i bandi e il professor Marco Ponti dice che è già pronto il supplemento di analisi chiesto dal premier. Alle Regioni, Conte assicura che sull'autonomia si farà bene e presto, «non è importante se prima o dopo le europee». «Siamo molto operativi, non vogliamo rinviare», dice il premier.

Ma la soluzione ancora manca. Salvini preme, mostra insofferenza. E crescono i timori nella maggioranza per l'economia che rallenta. A una settimana dal giudizio di Fitch sul rischio di elezioni anticipate e all'indomani della stroncatura dei conti da parte dell'Ue, arriva una nuova doccia fredda da Moody's. L'agenzia di rating prevede una crescita «anemica», con un Pil su dello 0,4% ma con il rischio di una «crescita molto più debole». Pesa una «incertezza politica», afferma Moody's, che «crea significativi rischi al ribasso per l'economia». «Una manovra correttiva è assolutamente esclusa: cambierà l'Ue, non i conti italiani», dichiara Salvini. Ma sono proprio i dossier economici a far aumentare il nervosismo tra M5s e Lega, che vedono avvicinarsi il voto per le europee e, subito dopo, l'appuntamento con una manovra bis o comunque una legge di bilancio pesantissima. In una chiacchierata che viene descritta come molto franca, su un punto Conte, Di Maio e Salvini avrebbero concordato: non si può rinviare su tutto.

E così si prova ad accelerare sulla riforma del codice degli appalti (in serata in Cdm) e sul decreto Sblocca cantieri (il premier lo annuncia per la prossima settimana ma la discussione nel governo sarebbe ancora apertissima). Da lì si parte: provare a dare fiato ai territori. Conte in mattinata incontra le Regioni (assente il lombardo Attilio Fontana) sul piano anti dissesto da 11 miliardi, con una mano tesa che sarebbe stata apprezzata dai governatori. Ma per il resto, le difficoltà ci sono. Ed emergono. È impasse sulle nomine, dall'Inps (il via libera al ticket Tridico-Nori sarebbe ancora fermo al Mef) a Fincantieri («C'è alta tensione», dicono dal M5s). E non si registrano passi avanti sul cantiere «principe», la Tav. Toninelli, che in serata vede Conte, invoca un vertice di governo e una decisione «entro la prossima settimana». Ma tra il No pentastellato (Beppe Grillo non sarebbe disposto a transigere e c'è chi, come il torinese Alberto Airola, minaccia di dimettersi) e il Sì leghista c'è ancora un abisso.

Accelerare come vorrebbe Salvini è assai difficile. FI e Pd lo sanno e aumentano il pressing sulla maggioranza. Conte fa sapere che sta studiando ancora il dossier. Ma intanto Toninelli apre all'avvio dei bandi che la società Telt dovrebbe aprire entro metà marzo: «Sarebbero solo una ricognizione per sei mesi», spiega il ministro. Farli partire, spiegano dal M5s, darebbe più tempo per prendere una decisione ed eviterebbe che, la domenica delle europee, quando si voterà anche per le regionali in Piemonte, i piemontesi siano chiamati a votare alla consultazione annunciata da Chiamparino. Ancora più tesi i nervi sull'Autonomia.

Fonti pentastellate smorzano i toni, facendo sapere che il pressing pubblico di Salvini non sarebbe corrisposto - nella cena a Palazzo Chigi - a un'insistenza altrettanto forte. Ma anche qui, si registra nei toni grande distanza tra il «no allo Spacca Italia» di Di Maio e la richiesta di Salvini di pronunciarsi al più presto sul dossier che «sarà pronto» entro il fine settimana. Conte prova a smorzare i toni e rassicurare gli assai nervosi governatori del Nord: «C'è armonia nel governo» ma «bisogna interloquire col Parlamento» e «fare le cose per bene, non importa se prima o dopo le europee». Ma che i problemi ci siano anche nell'esecutivo lo spiega Salvini: «Ci sono nodi politici in particolare sulle sovraintendenze, sulle autorizzazioni ambientali e sulle autostrade. Ma si risolvono».

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