Guerra Ucraina, stop all'export di beni di lusso: ecco quali sono i prodotti e i brand del made in Italy a rischio

Abbigliamento, calzature e borse di lusso sono tra i prodotti del made in Italy più apprezzati dai russi
di Roberta Amoruso
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Sabato 12 Marzo 2022, 16:09 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 00:05

Lo stop alle esportazioni di beni di lusso. Tra le ultime sanzioni Ue in arrivo per la Russia, questa è quella che rischia di pesare di più per il nostro made in Italy. Borse, calzature, accessori, come cinte e portafogli, abbigliamento di lusso e gioielli italiani non potranno più raggiungere i ricchi consumatori di Mosca e dintorni. E a soffrire non sono soltanto i brand italiani più conosciuti come Gucci, Prada, Fendi, Bottega Veneta, Giorgio Armani, Bulgari o Salvatore Ferragamo. Sarà tutto il distretto del tessile e del calzaturiero che lavora anche per altre maison europee esposte verso la Russia, a soffrire. A sottolineare i rischio in particolare per il settore calzaturiero italiano è un recente stusio di Mediobanca. Nel 2021 il giro d’affari delle aziende produttive calzaturiere italiane (170 società con un fatturato oltre 10 milioni) ha avuto una ripresa a ‘V’ a 9,5 miliardi (+21% sul 2020). Ma il ritorno ai livelli pre-covid, atteso quest’anno, è messo decisamente a rischio dalla guerra in Ucraina per le ricadute sui prezzi dell’energia e delle materie prime e sull’export. Per quanto la Russia valga solo il 2,7% dell’export, il colpo si farà sentire eccome su un settore che concentra le sue aziende in regioni come le Marche e la Puglia.

Guerra in Ucraina, bloccato l’export del lusso in Russia: solo la moda “made in Italy" vale 1,4 miliardi di euro

LO STOP UE

L’annuncio dello stop anche all’export di prodotti Ue è arrivato dalla presidente della Commissione di Bruxelles, Ursula von der Leyen. «Ci sarà il divieto di esportare qualsiasi bene di lusso dall’Unione europea verso la Russia, un colpo diretto all’elite.

Coloro che sostengono la macchina da guerra di Putin non devono più godersi uno stile di vita opulento, mentre le bombe cadono sulle persone innocenti in Ucraina», ha sottolineato. Le sanzioni andranno dunque a colpire due settori molto rilevanti, soprattutto per Italia e Francia. Il sistema della moda tricolore, quindi tutto il comparto del tessile e abbigliamento, vende nell’ex Unione sovietica circa 1,5 miliardi di euro l’anno. Un giro d’affari che il Covid ha scalfito solo in parte (alla fine del 2021 il valore era ancora inferiore ai livelli pre-pandemia ma di soli sei punti percentuali) e che rappresenta il 2-3% circa delle esportazioni complessive italiane del settore nel mondo.

 

LE STIME MONDIALI

Già prima di questo stop, però, era arrivata la decisione dei maggiori player mondiali del lusso di chiudere i propri store russi, a seguito dell’intensificarsi della guerra in Ucraina, avrà un impatto significativo sul settore del luxury. Secondo gli analisti di Bain&Company i consumatori russi pesano sul mercato mondiale dei beni di lusso per circa il 2-3%, con un’incidenza simile anche sul segmento dei beni di lusso personali (accessori, abbigliamento, hardluxury e beauty) e l’impatto del conflitto sul mercato globale del lusso, sarà legato principalmente alla sua durata e alle conseguenze economico-finanziarie. Tra chi ha deciso di abbassare la saracinesca delle sue 124 boutique russe spiccano Lvmh, colosso francese del lusso da 64,2 miliardi di euro di fatturato, guidato da Bernard Arnault (cui fanno capo, tra gli altri Louis Vuitton, Fendi e Dior) e Kering, il gruppo di proprietà di François Pinault che vanta tra i brand di punta griffe come Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga. E non finisce qui. A optare per la serrata temporanea dei propri negozi in territorio russo anche il gruppo svizzero Richemont, che detiene, tra le altre, etichette come Baume & Mercier, Buccellati, Azzedine Alaïa,Van Cleef & Arpels ma anche Cartier ed Hermès e Chanel, «preoccupati per la situazione». Una decisione che segue quella di Nike e Asos, che hanno sospeso l’export verso la Russia e stoppato le vendite online, e quella di big del fast fashion come H&M e il gruppo Inditex (che ha nel portafoglio Zara, Bershka, Pull&Bear) che ha «sospeso tutte le attività in Russia» dei suoi 502 negozi, oltre all’e-commerce. La stretta era stata annunciata e fortemente voluta dalle riviste “Vogue Ukraine” e “L’Officiel Ukraine” che avevano invitato i grandi nomi della moda e del lusso a cessare immediatamente ogni sorta di cooperazione con la Russia. «Sulla base degli elementi ad oggi disponibili - spiega Claudia D’Arpizio, senior partner and global head of Fashion & Luxury Bain&Company - pur considerando che gli eventi evolvono rapidamente e che la situazione rimane significativamente incerta, fattori che rendono le previsioni complesse e necessario un monitoraggio costate - stimiamo innanzitutto un impatto più probabile, immediato e rilevante sulla spesa personale russa di lusso a livello locale, spinta dalla svalutazione della valuta locale e dalle restrizioni in atto. Anche la spesa russa all’estero (principalmente diretta verso l’Europa occidentale) sarà drasticamente ridotta finché sarà in vigore la chiusura dello spazio aereo europeo alle compagnie aeree civili russe».

FUORI DALLA RUSSIA

Spostandoci al di fuori della Russia, segnala invece Federica Levato, partner Bain&Company e Leader Emea Fashion Luxury Practice un potenziale impatto è previsto anche su Europa e Stati Uniti, «nel caso in cui l’attuale crisi si intensificasse (e/o persistesse nel tempo) portando a conseguenze economiche e finanziarie più gravi». Ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia potrebbero potenzialmente avere un impatto sulla crescita del Pil dei paesi europei, minando tra le altre cose la fiducia dei consumatori locali di lusso, con una conseguente una riduzione della spesa discrezionale dei consumatori europei. L’Europa occidentale potrebbe anche assistere a una contrazione dei flussi turistici (nel breve termine dagli Stati Uniti), nel caso in cui il Vecchio Continente venga percepito meno sicuro perché vicino al teatro dei conflitti. «Se la crisi dovesse persistere - conclude D’Arpizio - anche la stabilità finanziaria globale potrebbe essere colpita, con una maggiore volatilità delle borse. La fiducia dei consumatori americani (altamente legata alle fluttuazioni del mercato azionario) potrebbe potenzialmente contrarsi, incidendo sulla loro spesa per il lusso». Secondo i dati della Camera nazionale della moda italiana, l’ export verso la Russia dell’intero comparto produttivo moda nel 2021 ammontava a 1,4 miliardi, di cui circa la metà abbigliamento, il resto accessori. A questi andrebbero aggiunti circa 250/300 milioni di acquisti di turisti russi effettuati nei retail italiani. «Il mercato russo rappresenta in tempi normali per la moda italiana circa il 2% delle esportazioni» sottolinea il presidente.

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