Caro-energia, dal caffè al bar a pasta e pane: tutti i prezzi che aumentano insieme alle bollette di luce e gas

Caro-energia, dal caffè al bar a pasta e pane: tutti i prezzi che aumentano insieme alle bollette di luce e gas
di Giusy Franzese
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Sabato 15 Gennaio 2022, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 09:51

Un caffè al bar? Serve il green pass, lo sappiamo tutti. Ma dall'inizio di quest'anno serve anche qualche soldino in più. In alcuni casi la mitica pausa caffè può arrivare a costare anche un euro e mezzo a tazzina.Un prezzo record. Rincari anche  per chi ha la dolce abitudine la mattina di fernarsi un attimo al bar e iniziare la giornata con cornetto e cappuccino. La denuncia arriva da  Assoutenti che ha avuto moltissime segnalazioni dai consumatori provenienti da tutte le parti d'Italia. A incidere sono i rincari stratosferici delle bollette della luce e del gas, e anche il caro-benzina. Risultato: le quotazioni del caffè sono cresciute dell'81% nel 2021, quelle del latte del 60%, quelle di zucchero e cacao del 30%. 

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La difesa dei commercianti

I commercianti si difendono: i nostri costi sono lievitati, se non alziamo i prezzi lavoriamo a perdere. L'Ufficio studi della Cgia di Mestre rileva: le piccole aziende pagano l'energia elettrica il 75,6% e il gas il 133,5% in più delle grandi. Rispetto alla media Ue un 15% in più.

E la Fipe (associazione di caterogia dei pubblici esercenti) conferma: il 76% dei gestori di bar avrebbe aggiornato i propri listini tra la fine del 2021 e la prima parte del 2022.

«Stiamo ricevendo negli ultimi giorni numerose segnalazioni da parte dei consumatori che denunciano aumenti dei prezzi dell'espresso, ma anche dei cappuccini e dei dolci lievitati, consumati al banco o ai tavoli dei bar di tutta Italia», spiega in una nota Assoutenti denunciando come «i maggiori costi in capo agli esercenti per il rincaro dei prezzi dell'energia vengano dunque inevitabilmente scaricati sui consumatori finali».

 «Alla base degli aumenti che stanno interessando caffè, cappuccino e cornetti troviamo sia il caro-bollette, con i rincari record di luce e gas scattati lo scorso 1 gennaio, sia il forte rialzo delle materie prime, con le quotazioni del caffè cresciute del +81% nel 2021, quelle del latte del +60%, quelle di zucchero e cacao del +30%», analizza Assoutenti che stima rialzi del 10% per la tazzina di caffè che potrebbe passare da 1 euro a 1,10 euro; rincari del 7,1% nel prezzo del cappuccino che passa da 1,40 euro ad 1,50%.

Non si salvano nemmeno i dolci, con cornetti, brioches e lievitati che registreranno aumenti del +20%, e prezzi che salgono da 1 euro a 1,20 euro.

Si tratta, è vero, in genere di aumenti di poche decine di centesimi di euro. Ma messi insieme alla fine del mese diventano una bella sommetta. Anche perché non è certamente soltanto nei bar che si registrano aumenti di prezzi. I banconi dei supermercati non fanno eccezione. Dopo aver tentato - soprattutto le grandi catene - di assorbire gli aumenti dei prezzi riducendo i margini di ricavo sul singolo prodotto, alla fine hanno dovuto arrendersi: ora gran parte dei rincari è in bella vista stanmpato sulle etichette dei prezzi. E purtroppo riguarda i generi alimentari indispensabili, a partire dalla pasta. 

PASTA

Rigatoni e spaghetti già da ottobre costano almeno un 20% in più. Gli industriali del settore ritengono che già a fine gennaio gli incrementi saranno del 38% in più rispetto a 12 mesi prima. In primo luogo è colpa del grano duro che manca: Usa e Canada ne hanno prodotto di meno; quello italiano e insufficiente per la nostra industria (che esporta molto) e inoltre, avendo in assoluto il prezzo più basso al mondo, è venduto perfino in Africa. Poi, ovviamente, anche i produttori di pasta risentono del caro bollette e del caro trasporti.

PANE

La mancanza di farina (anche di grano tenero) pesa ovviamente nel mondo della panificazione e dei lievitati dolci. L’incremento più significativo ha riguardato le semole di frumento, rincarate già nel 2021 dell’80% (quasi 740 euro a tonnellata). I prezzi finali non sono però uniformi a livello nazionale: a Milano la pagnotta da un chilo costa circa 4,30 euro, a Roma 2,70 euro, a Palermo poco più di 3 euro. Confagricoltura stima che già nel 2021 il pane sia aumentato del 15%.

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UOVA

I focolai di aviaria (13 milioni di polli e tacchini abbattuti nell’ultimo mese) ha influito ovviamente anche sulla produzione di uova e sul loro costo. È forse tra gli incrementi più significativi anche se, come per la pasta, non ci se ne rende conto vista la cifra bassa di partenza. In alcune realtà si parla di 60% in più. Del resto, il prezzo di soia, mais e di alcuni cereali ha toccato il record degli ultimi 15 anni. Nel settore l’Italia e autosufficiente, ma non sulle materie prime di cui si cibano le galline ovaiole.

VERDURA

L’arrivo del grande freddo sta per colpire le coltivazioni di cavoli, verze, cicorie, e broccoli. Ma in crisi – teme Coldiretti - saranno anche le produzioni in serra che necessiteranno di essere riscaldate a prezzi esorbitanti. Tutto ricadrà sui consumatori finali. Potrebbero addirittura mancare le patate. Una delle maggiori organizzazioni del settore – l’Agripat, mille soci – minaccia di non produrre più se non si troverà un accordo con le reti di distribuzione per condividere gli aumenti dei costi.

FRUTTA 

Escludendo agrumi e kiwi, la produzione di frutta Made in Italy è limitatissima in questa stagione. Gran parte arriva quindi dall’estero con relativi costi alle stelle del trasporto. In più è in corso una vera speculazione delle compagnie di movimentazione dei containers con aumenti fino al 400% sulla tratta Sud America-Europa. D’altro canto, anche i costi dei magazzini refrigerati per la conservazione dei prodotti italiani (le mele, per esempio) subiscono i rincari dell’energia.

SALUMI 

 L’allarme peste suina, esploso da un paio di settimane in alcune regioni, rischia di stressare l’industria del settore. Premesso che la malattia non è dannosa per le persone, già c’è chi nei negozi chiede produzioni stagionate qualche mese prima dell’allarme. E ciò rischia di far lievitare ingiustamente i prezzi. A questo si aggiunge anche il generale rincaro di energia e materie prime. 

SUCCHI 

Succhi di frutta e di verdura sono le frontiere dell’agricoltura a maggior valore aggiunto che meno dovrebbe subire l’altalena dei prezzi. Così nel futuro. Ma oggi sono ancorati strettamente alle stagioni e ai territori. Così i succhi hanno visto incrementi fino al 10% da quando è iniziata la pandemia Covid e di fatto sono stati tra i prodotti più ricercati quando a inizio 2020 si temeva l’esaurimento delle scorte. L’impennata dei prezzi di allora non è poi calata e i pressi si sono mantenuti stabili.

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