L'economista Gianfranco Viesti: «Sostenere il Sud non a scapito di Roma»

Gianfranco Viesti
di Andrea Bassi
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Martedì 27 Marzo 2018, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 20:55

Professor Gianfranco Viesti, dalle elezioni il Paese è uscito spaccato in due. Ieri intervistato dal Messaggero, il lader della Lega Matteo Salvini ha detto che una delle priorità deve essere quella di ricucire il Nord con il Sud. La domanda è in che modo?
«Prima di andare sul come intervenire vorrei fare due considerazioni».

Prego.
«Innanzitutto le elezioni hanno fatto venire alla luce qualcosa che covava da tempo e che è stato ignorato».

E poi?
«La seconda considerazione è che non tutto si può ridurre ad un confronto Nord-Sud. Ci sono altri due dati interessanti emersi dal voto: la differenza tra le città e le aree rurali, e quello che io chiamo lo scivolamento del Centro».

Che significa?
«Il Centro si è frantumato. I voto delle Marche e dell'Abruzzo ormai sono molto più assimilabili a quello del Mezzogiorno».

Il quadro è articolato. Ma qual è il messaggio politico arrivato dal Meridione?
«È l'urlo di chi è trascurato e chiede di contare come gli altri cittadini. Una protesta in qualche misura sorprendente».

Sorprendente?
«Sono andati a votare in modo civile, hanno trascurato le persone candidate, e non hanno votato per i partiti di governo e hanno espresso un voto fortemente di protesta e di richiesta di considerazione».

Andiamo nel merito. Se lo scenario è questo, che considerazione deve avere per il Meridione il prossimo governo?
«Deve essere una priorità. Ma non per fare un favore al Sud. Ne ha bisogno tutto il Paese».

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Con quale agenda?
«Ci sono due grandi elementi. Il primo è tenere insieme tutta la società. L'altro è rilanciare lo sviluppo, quindi potenziare le imprese».

Salvini per rilanciare lo Sviluppo propone, tra le altre cose, di dare a Napoli il ministero delle Infrastrutture. È un'idea condivisibile?
«Togliere 500 dipendenti pubblici a Roma e darli a Napoli non risolve niente, se non indebolire la Capitale. Non mi pare una proposta particolarmente brillante. La questione infrastrutturale è molto seria. Gli investimenti sono ai minimi storici».

Soprattutto al Sud, no? I Cinque Stelle hanno proposto la regola del 34%, destinare per legge un terzo dei fondi per le opere al Meridione. Basta questo?
«Questa regola, in realtà, l'aveva già stabilita Carlo Azeglio Ciampi come primo principio quando iniziò a occuparsi di Mezzogiorno. Era una sorta di criterio ispiratore. Nel 2008 arrivò Giulio Tremonti e l'abolì. Paolo Gentiloni l'ha rimessa, ma mancano tutti i decreti attuativi. Quindi ora c'è, ma solo sulla carta. I grillini vorrebbero attuarla, benvenga. Ma vanno sempre indicate delle priorità per non sprecare risorse».

Il Pd sostiene che già oggi il 34% è più che rispettato?
«Assolutamente non è vero. Queste regole devono rappresentare una priorità seria per la politica, e non lo sono state con gli ultimi due governi. Come ho detto lo sviluppo del Sud non è un problema dei meridionali, è un problema dell'Italia. Il Paese non si muove da una crescita dell'1,5% se non parte anche il Sud».

Per farlo partire servirebbero aiuti, ma gli elettori della Lega protesterebbero se un governo adottasse misure a favore del Meridione.
«E no, proprio non possono protestare».

Perché?
«Le faccio un esempio. Industria 4.0, che è una delle migliori iniziative di sviluppo fatte dal governo, va per il 90% a beneficio delle imprese del Nord. È una misura sicuramente giusta che ha un effetto territoriale disomogeneo. Non è che questo tema può essere sollevato solo quando va a vantaggio del Mezzogiorno».

Dunque non dovrebbero protestare di fronte al reddito di cittadinanza?
«Quello che adesso propongono i grillini non è un vero reddito di cittadinanza. È una misura simile al Rei del governo Gentiloni, solo più ampia nella platea e assai più onerosa. Francamente una manovra di quelle dimensioni mi pare difficile da finanziare. Ma i poveri sono soprattutto al Sud e misure a loro vantaggio non sono uno scandalo. Misure simili ci sono in tutta Europa. Il Sud però ha anche bisogno di scuole, asili nido, sanità. Bisogna ridare un diritto di cittadinanza ai cittadini del Mezzogiorno. E poi sicuramente politiche di sviluppo per le imprese».

Cosa pensa dell'idea di dare più poteri a Roma in un'ottica federalista?
«Non ho capito che significa. Anche perché Salvini dice che bisogna proseguire nella strada dell'autonomia».

E dunque?
«I referendum di Lombardia e Veneto sono stati fatti per trattenere più soldi in quelle regioni.

Non riesco a capire come si fa a riequilibrare lo sviluppo settentrionale e quello meridionale, e a ricucire l'Italia, trattenendo i soldi nelle regioni che già li hanno. La matematica non è un'opinione».

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