Alla Camera la via crucis di Frida: la sua bimba affidata ai servizi sociali per una Ctu

Alla Camera la via crucis di Frida: la sua bimba affidata ai servizi sociali per una Ctu
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 20:46

Frida, mamma coraggiosissima, affiancata dalla Commissione sul Femminicidio, è tornata alla Camera dei Deputati per raccontare la sua storia e chiedere che venga inserito un comma ad un articolo del Codice, il 250, per tutelare le donne e i bambini dai padri indegni. C'è un vulnuls da colmare. Ha poi ripercorso la sua terribile vicenda. Quasi un unicum tanto è crudele. Quando era incinta di sua figlia è stata insultata con violenza e minacciata dal compagno perché abortisse. Lei, invece, ha portato avanti la gravidanza, ha fatto nascere la bimba e l’ha cresciuta totalmente da sola.

Nel frattempo il padre biologico si dileguava. Tanto che la piccola, che oggi ha quasi 5 anni, quando è nata è stata riconosciuta solo da Frida. Passano anni e un giorno il papà della bambina si fa vivo e chiede il riconoscimento di sua figlia. La questione si fa difficile e finisce in tribunale (quello di Venezia) e Frida alla fine viene definita dalla CTU una madre ostativa. Da quel momento l'ex compagno inizia una campagna per toglierle la figlia. «Anche se non si usa il termine di alienazione parentale, nel mio caso si è ricorsi a tutto il corollario dei sinonimi». Frida ha parlato alla Camera stamattina affiancata dalla deputata di Forza Italia, Veronica Giannone, anche Segretaria della Commissione Infanzia e Adolescenza.
«Il procedimento civile al Tribunale ordinario di Venezia si è concluso da poco e mia figlia è stata affidata ai servizi sociali e io condannata, con pignoramento, a pagare 47 mila euro».

«Quando il padre si è rifatto vivo io mi sono opposta al riconoscimento per validi motivi perché non era nell’ interesse di mia figlia essere riconosciuta da quel padre. Ho subito due Ctu. Mia figlia a quasi due anni viene costretta a frequentare una persona sconosciuta senza alcuna gradualità. Mia figlia ha fatto fatica finché il giudice ha stabilito incontri liberi a casa del papà. Io avevo le testimonianze di mia figlia che piangeva disperata e mi riferivano le maestre del nido che era spaventata quando veniva il papà a prenderla, fino a farsi la pipì addosso. Nella seconda Ctu, quando la piccola aveva 3 anni, viene rilevato un rapporto fusionale con me e viene scritto che non avrebbe alcun problema con il padre. Per questo non ci permisero neppure di depositare gli audio dei pianti della bambina e altro materiale probatorio. Mia figlia era terrorizzata. Nel frattempo il mio avvocato Andrea Coffari ha preparato il ricorso in appello dopo l’ultima sentenza e ha chiesto il vizio costituzionale».

«Dobbiamo mettere a fuoco i diritti fondamentali delle persone, se non lo facciamo siamo dei barbari» ha spiegato l’avvocato Coffari, sottolineando che esiste un vuoto legislativo per casi come quello di Frida, per cui il padre che ha «manifestato la volontà di far interrompere la gravidanza e ha tentato di condizionare la volontà di Frida deve avere delle conseguenze. In questa voragine cadono donne e bambini ai quali viene distrutta la vita da questi uomini. La donna che sceglie come suo diritto l’aborto ha delle conseguenze irreversibili, per quale motivo la donna che porta avanti la gravidanza nonostante l’abbandono morale e materiale non deve essere tutelata? Se per una donna è una scelta irreversibile perché per l’uomo non può esserlo? Non si può fare tutto su pelle dei bambini».

Frida ha solo una speranza. «Io spero di poter essere reintegrata della mia responsabilità genitoriale per proteggere mia figlia. Il padre non rivendica un dovere di cura, ma un diritto di possesso».

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