Al Commissariato di Foligno una stanza protetta dove le donne possono denunciare le violenze

La presentazione in commissariato
di Giovanni Camirri
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Martedì 23 Aprile 2024, 09:30

FOLIGNO - “Una stanza tutta per sé”. È quella che è stata inaugurata ieri all’interno del Commissariato di Foligno. Verrà utilizzata per le audizioni protette per donne e minori vittime di violenza attraverso uno spazio dedicato e più accogliente. L’inaugurazione è avvenuta alla alla presenza del questore Fausto Lamparelli, del direttore del Servizio centrale anticrimine Giuseppe Linares, della presidente nazionale dei Club Soroptimist Adriana Macchi e di Monica sassi che guida la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. A benedirla il vescovo monsignor Domenico Sorrentino alla presenza, tra gli altri, del sindaco Stefano Zuccarini e della presidente del Club Valle Umbra del Soroptimist International, Maria Cristina Zappelli. «Denunciare e intervenire prima del primo schiaffo», è stato l'appello del questore. «Perché - ha aggiunto - potrebbe essere già tardi quando il primo schiaffo c'è stato».

L’importanza di dare attenzione immediata ai casi di violenza è stata invocata anche dal direttore Linares, “perché l'arresto successivo del violento non ci restituisce una donna morta. Linares ha poi sottolineato anche l’importanza di «interloquire con gli uomini, cercando così di neutralizzare la pericolosità dei loro gesti prima che il reato venga perpetrato». «Le stanze protette che – ha ricordato la presidente Macchi - finora aperte in collaborazione con le forze dell'ordine sono 259».

Il questore ha invitato a sporgere denuncia non solo le vittime ma anche coloro che sono a conoscenza di violenze e maltrattamenti. «Non possiamo – ha sottolineato - voltarci dall'altra parte, altrimenti saremmo tutti complici qualora dovesse accadere qualcosa». Le audizioni protette scattano in casi molto complessi come ad esempio il “codice rosso” in questo caso la donna vittima di violenza deve essere riascoltata entro tre giorni.

Il confronto avviene praticamente nella quasi totalità dei casi su delega dell’autorità giudiziaria. Alla donna vittima di violenza viene inoltre, da subito, prospettata la possibilità di poter fruire di una residenza o struttura protetta che la possa ospitare. Un ulteriore luogo sicuro dove poter ricercare un po’ della tranquillità e della serenità perduta. Contestualmente vengono sviluppati gli elementi che possono esser riassunti nella denuncia presentata o che prendono le mosse dall’intervento effettuato dai poliziotti in relazione, per fare un esempio, ad una lite domestica. A ciò si aggiungono gli approfondimenti che vengono effettuati negli ospedali, con i servii sociali e si cercano testimoni sia del fatto denunciato che di eventuali episodi avvenuti in passato. In sostanza il lavoro investigativo si muove su più livelli, tutti tesi a definire le tessere che, messe al loro posto vanno a comporre il mosaico che darà l’esatta definizione dell’accaduto.

Lo scopo di “Una stanza tutta per sé “ è quello di mettere a disposizione della vittima un ambiente dove trovare protezione e comprensione che faciliti la comunicazione e il comfort psicologico. L’iniziativa ha quindi come obiettivo primario quello di incoraggiare le donne a chiedere aiuto alla polizia di Stato in situazioni di violenza, garantendo un supporto adeguato nel momento cruciale della formalizzazione delle denunce. «Questi sono luoghi - ha chiosato la presidente nazionale dei Club Soroptimist Adriana Macchi - che devono aiutare le vittime a uscire dalle spirali di violenza in cui sono finite».

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