Movida, il bar chiuso a piazza Leandra pronto a presentare ricorso

La movida a piazza Leandra fa discutere
di Giulia Amato
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Domenica 19 Gennaio 2020, 16:22
«Sto preparando tutti i documenti per fare ricorso contro entrambi i provvedimenti». A parlare è Gianni Pane, l'avvocato dei due gestori del locale di piazza Leandra raggiunto dall'ordinanza di sospensione di cinque giorni della licenza emessa dal Questore di Roma per motivi di ordine pubblico e da una multa di 2500 euro per il mancato rispetto dell'orario di chiusura. Per i titolari, Daniele Brizzi e Luca Fantozzi, si tratta di «provvedimenti ingiusti» e per questo hanno deciso di affidare il caso a un legale per difendere il loro lavoro.
TRE OBIEZIONI
«Da un esame del verbale della Questura - continua l'avvocato - emergono almeno tre elementi contestabili. Se è vero che la questione rientra tra quelle in cui il Questore ha ampia discrezionalità, si ravvisa però un travisamento dei fatti e un difetto di istruttoria che ci permettono di impugnare i due provvedimenti». Per quanto riguarda il primo aspetto, ossia il travisamento dei fatti, il legale fa riferimento agli eventi di violenza richiamati nell'ordinanza, di cui almeno due non avvenuti nella piazza in questione. Il primo sarebbe quello del novembre scorso, che vide protagoniste due ragazze e, come conferma il video presente sulla piattaforma YouTube, il fatto si è consumò a piazza Saffi. Altro elemento, le bottiglie di vetro ritrovate nella strada. «Il locale dei miei clienti - specifica Pane - non offre quel tipo di prodotto e ciò è facilmente dimostrabile. A loro favore gioca poi il fatto che in quattro anni di attività non sono mai stati sanzionati per mancato rispetto dell'ordinanza sull'uso del vetro». In merito all'ammenda, invece, il difensore sottolinea che «le forze dell'ordine avrebbero dedotto, secondo quanto riportato nel verbale, che il locale fosse aperto perché durante un controllo in auto avrebbero visto le luci accese e perché al momento dell'accoltellamento del 29 dicembre scorso, i titolari, così come i dipendenti, erano in loco. Dimostreremo con le testimonianze e con gli orari riportati dai report delle chiusure di cassa che l'attività era cessata e si stavano facendo le pulizie».
NESSUNA INFRAZIONE
Intanto, a spiegare come sono andati i fatti in quella brutta notte è proprio uno dei titolari, Daniele Brizzi, che in quel momento era all'interno del locale intento nelle operazioni di chiusura. «Un mio dipendente - racconta - mentre stava pulendo l'esterno del bar si è accorto che poco più in là era in corso una rissa e mi ha chiamato. Sono corso fuori e ho cercato di calmare gli animi e inizialmente sembrava che ci fossi riuscito. Il tunisino si è allontanato, mentre l'altro ragazzo, insieme agli amici, è rimasto a chiacchierare nella piazza. A quel punto ho fatto entrare i miei nel locale per terminare le pulizie. Nel frattempo il tunisino è tornato con un coltello e ha colpito il civitavecchiese. Sono uscito e ho trascinato il ragazzo ferito nel bar per poi chiamare i soccorsi. Noi cerchiamo solo di lavorare nel migliore dei modi e nel totale rispetto delle regole, ma non possiamo fare da capro espiatorio». «Né è possibile - aggiunge l'avvocato - pensare che gestori dei locali pubblici si occupino della sicurezza pubblica».
E neppure ci si può aspettare che chiudere per cinque giorni un'attività, risolva il problema. Se in quella piazza e nelle vie limitrofe in determinati giorni si verificano eventi violeti, forse più che chiudere un bar bisognerebbe intensificare i controlli e magari mettere in campo iniziative ed eventi che sappiano valorizzare la zona eliminando gli eccessi.
 
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