Farina, quella del suo mulino, utensili di legno, un pentolone per la cottura e uno per il sugo e un’enorme spianatoia caricata sul portapacchi dell’auto. In casa di amici, per le riunioni di famiglia, nelle sale delle proloco e delle parrocchie: è arrivato ovunque Nicolino Di Lallo, cuoco di Paglieta. Cappello calato sulla testa, maglietta e calzoni bianchi come grembiule e scarpe, indossata la divisa, deliziava decine e decine di curiosi e golosi ogni sera con la sua pasta alla mugnaia. Impastava e raccontava, controllando umidità e temperature, fino a formare un unico e lungo cordone di pasta, che poi cuoceva in enormi paioli e condiva con un sugo ricco direttamente sulla spianatoia di legno, che diventava alla fine un grande piatto da condividere.
È scomparso mercoledì il mastro mugnaio di Paglieta, aveva 81 anni, noto non solo in provincia di Chieti per riscoperto e fatto apprezzare, anche fuori dai confini regionali, un piatto tradizionale, preparato un tempo nelle grandi occasioni e principalmente dagli uomini, nato mulini ad acqua. Di Lallo, all’anagrafe Nicola Vittorio ma per tutti Nicolino, classe 1942, mugnaio di quarta generazione, aveva sedici anni quando preparò, senza l’aiuto del papà Antonino, la sua prima pasta alla Mugnaia. Sarebbe diventato uno dei più apprezzati custodi di questa preziosa tradizione popolare che fece conoscere in l’Italia e nel mondo, da Francia, Germania e Svizzera e fino in Canada, invitato dalle tante comunità di abruzzesi all’estero.
«Ho sempre detto che la pasta non la facevo per chi la doveva mangiare, ma perché piaceva a me» aveva chiosato il mastro mugnaio di Paglieta, in una delle sue ultime interviste per il progetto Cucina popolare frentana di Slow Food Lanciano e Gal Maiella Verde.