«Ha diffuso immagini hot prese dal mio cellulare», arrestato l'ex di 25 anni

Gli investigatori stanno ora facendo accertamenti sul telefonino della donna

Il procuratore Fabio Picuti
di Marcello Ianni
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Martedì 14 Maggio 2024, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 10:53

«Ti farò diventare la prostituta dell’Aquila, io ti ammazzo dopo di qua», poi violente aggressioni fisiche, afferrata per i capelli buttata a terra, sputi in faccia, anche in presenza della figlia di 3 anni. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, i carabinieri dell’Aquila e quelli del gruppo “Codici rossi” in servizio presso la procura (formato da carabinieri e agenti di polizia di Stato) hanno arrestato, con beneficio dei domiciliari, R.M, 25 anni, assistito dall’avvocato Francesco Valentini.

L’inchiesta del pm Fabio Picuti e del gip del Tribunale dell’Aquila, che ha emesso la misura custodiale, Marco Billi, non è ancora conclusa. C’è infatti da verificare attraverso la verifica dei telefoni cellulare del giovane e della sua compagna se possa esserci stato da parte dell’arrestato divulgazione di file multimediali del contenuto intimo conservati sul cellulare della parte offesa, stando alla denuncia della donna. Il 25enne è accusato di una serie di atti violenti (a partire dal 2017) contro la donna per futili motivi, anche a seguito di una potenziale relazione a distanza della donna con un altro uomo.

Maltrattamenti che si sarebbero succeduti fino al mese di marzo di quest’anno quando l’uomo si sarebbe introdotto nell’abitazione della donna il telefonino. Nella rocambolesca azione (alla presenza anche della figlia 3 anni) l’uomo era fuggito con il telefonino, riuscendo a quanto pare a inviare file privati della donna di natura pornografica non solo ai familiari di lei ma anche ai suoi amici.

Nel corso dell’inseguimento della donna per riprendere il cellulare, era caduta dalle scale riportando delle contusioni. Sul posto erano poi intervenuti gli agenti di polizia.

In forza di tali foto compromettenti (su questo aspetto sono ancora in corso le indagini) l’arrestato avrebbe rivolto parole pesanti alla compagna arrivando anche a scoraggiarla dalla possibilità di presentare denuncia alle autorità in quanto avrebbe nominato un avvocato e con le foto che la ritraevano in intimità, sarebbe stato in grado di portale via la figlia. Aggressioni, anche con morsi e mani al collo, che hanno spinto la donna con molto timore a rivolgersi al Centro antiviolenza dell’Aquila.

MISURA CAUTELARE

A spingere il oubblico ministero Picuti e gip del Tribunale, Billi ad emettere la misura cautelare degli arresti domiciliari, le annotazioni della polizia intervenuta, ma anche la testimonianza di un vicino di casa. Un racconto ritenuto dai due magistrati veritiero, privo di elementi di contraddizione e pertanto credibile. Una condotta dell’indagato invece connotata da «una serie di azioni reiterate nel tempo, di episodi di mortificazione e insulto, di ingiuria e minaccia, oltre che di aggressione fisica, che integrano l’abitualità del reato di maltrattamenti in famiglia».

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