Viterbo non è immune alla penetrazione delle organizzazioni criminali. Se, solo per guardare alla regione Lazio, l’indice di presenza mafiosa è preoccupante nelle province di Roma e di Latina, Viterbo si piazza subito dopo: ovvero, tra i territori meno colpiti rispetto ai due precedenti ma comunque con forti criticità. La vicina Umbria presenta invece un livello di rischio molto basso. A rivelarlo è uno studio della Banca d’Italia, intitolato “La criminalità organizzata in Italia: un’analisi economica” e pubblicato a dicembre dello scorso anno.
Il quadro che emerge conferma le preoccupazioni della Cisl in vista dell’arrivo di milioni di euro grazie ai progetti del Pnrr. “Il nostro sindacato – afferma il segretario, Fortunato Mannino – da mesi sostiene che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è la chiave di volta per lo sviluppo della Tuscia. Ma occorre fare attenzione: i fondi in arrivo potrebbero fare gola anche a chi ha tutt’altri interessi”.
Del resto, gli esperti della Banca d’Italia sottolineano che “i volumi di affari legati alle attività illegali, attraverso le quali la criminalità organizzata si finanzia e si arricchisce – si legge nel report - sono ingenti e si può stimare che rappresentino oltre il 2 per cento del Pil italiano. A tali valori occorre poi aggiungere i proventi delle mafie ottenuti attraverso l’infiltrazione nell’economia legale.
Nelle scorse settimane, i sindacati hanno siglato un accordo con il Comune di Viterbo proprio per monitorare programmazione e utilizzo dei fondi del Pnrr. “Abbiamo anche avuto un incontro con il prefetto che sta lavorando su un protocollo della legalità per arginare eventuali infiltrazioni malavitose. E adesso – continua Mannino – è la volta della Provincia, seconda stazione appaltante per la Tuscia oltre al Comune capoluogo. A breve anche con Palazzo Gentili stileremo un accordo per mantenere alta la guardia”.
L’occhio della Cisl si allarga anche ad un’ulteriore finestra di rischio. “Se le banche dovessero stringere i cordoni dei prestiti – conclude il segretario – il pericolo è che le imprese si rivolgano ad altri interlocutori per avere liquidità. E questo determinerebbe un duro colpo per l’economia reale. Quella che si apre è quindi una fase molto delicata che richiama istituzioni, sindacati e forze datoriali a tenere altissima l’attenzione”.