Una strada bloccata quattro anni, un presidio per aprirla durato tre. Neanche il tempo di togliere le tende a risultato raggiunto, che per Giovanni Faperdue - scrittore e storico viterbese - è già il momento di una nuova protesta civile. Stavolta tocca alla contestata rotatoria all'ingresso sud della città dei Papi.
Un passo indietro. Appena un paio di settimane fa dopo ben quattro anni, tra burocrazia e rimpalli vari sulla paternità dei lavori la Provincia ha annunciato di aver avviato i lavori di ripristino su strada Acquabianca. La storia è cominciata con la frana di un costone roccioso, al km 3 della strada Sp 22 che collega La Quercia a Vitorchiano. Tonnellate di detriti invasero la sede stradale. Da allora iniziò un lungo contenzioso tra chi doveva agire per ripristinare il flusso veicolare e mettere in sicurezza la parete franosa.
Come intervento immediato si chiuse un solo lato della carreggiata, rendendo l’altro a senso unico alternato con tanto di semaforo per regolare il transito.
«Dopo il successo del presidio su strada Acquabianca per la rimozione dell’odiato semaforo, durato ben cento giorni - dice - con in mano un bel cartello inizia un nuovo presidio per sistemare un’opera da rifare. Questa volta l’oggetto della protesta civile è la rotonda adiacente al cimitero San Lazzaro, che ogni giorno provoca tante code sia in entrata, sia in uscita da Viterbo. Da domani, dalle 9 alle 10, tutti i giorni a eccezione del sabato, della domenica e dei festivi, presidierò quella rotonda fino a quando il Comune di Viterbo non deciderà di rifarla. Per evitare i tanti ingorghi giornalieri e le penitenze quotidiane a chi passa per la Cassia».