Caso Manca, l'appello assolve la Mileti: tutto da rifare?

La lapide di Attilio Manca
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Una storia tutta da riscrivere? Monica Mileti, accusata e condannata in primo grado per aver ceduto a Viterbo una fatale dose di eroina al giovane urologo Attilio Manca, ieri è stata assolta dalla Corte d’Appello.

Viterbo, morte del medico Manca: assolta la presunta fornitrice della droga. L'ombra della mafia

Un’assoluzione che da punto fermo, in questa vicenda né chiara né definitiva, apre domande e chiede con forza altre risposte. Il giovane urologo di Barcellona Pozzo del Gotto, in servizio all’ospedale di Belcolle, fu trovato morto nella sua casa di Viterbo, il 12 febbraio 2004. L’unica a finire sul registro degli indagati per la morte del medico fu Monica Mileti. Secondo la Procura di Viterbo fu la donna che fornì ad Attilio Manca una dose si eroina. La versione fornita dai magistrati però non convinse affatto la famiglia Manca che fin dal primo momento sostenne la tesi di un omicidio di mafia. E non solo perché il medico, secondo familiari e avvocati, non era solito alle droghe.

Un pentito, in particolare, avrebbe rivelato di aver saputo che Bernardo Provenzano si era fatto operare da Manca a Marsiglia, e che avrebbe poi ordinato la sua eliminazione. Gli investigatori, a onor del vero, si misero su questa pista. Arrivando a sostenere che nei giorni in cui Provenzano era ricoverato a Marsiglia per farsi operare di cancro alla prostata, Manca era regolarmente in servizio a Belcolle.

Ragion per cui la Procura di Roma ha archiviato, più di due anni fa,l’ipotesi che l’urologo possa in qualche modo aver curato il boss della mafia. «Non è dimostrabile - scrissero i giudici - che Attilio Manca curò Bernardo Provenzano». Ma la sentenza della Corte d’Appello di ieri sulla presunta spacciatrice di Manca riapre il caso.

Almeno per l’opinione pubblica e per la famiglia che in questi anni non si è mai arresa. «La mia assistita - ha commentato l'avvocato Cesare Placanica, difensore dell’imputata - era rimasta schiacciata in storia in cui non c'entrava nulla».

«Cade - afferma Giulia Sarti, deputata M5s che oggi insieme all'avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici, ha assistito all'udienza romana - la falsa pista della droga nel caso della morte del medico urologo, professionista stimato e promettente, certamente estraneo all'uso degli stupefacenti». Giulia Sarti aveva presentato nel 2018, nella commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, una relazione di minoranza nella quale sosteneva «l'inconsistenza della ipotesi della morte causata dall'uso di droghe - spiega la deputata -, rafforzata di recente dalle clamorose rivelazioni dell'avvocato di Monica Mileti, Cesare Placanica, il quale ha ammesso che la Procura di Viterbo e il pm Petroselli hanno fatto pressioni sulla sua cliente costringendola a confessare di aver dato droga ad Attilio».

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