Caso Manca, le motivazioni
dell'archiviazione per i 5 indagati

Caso Manca, le motivazioni dell'archiviazione per i 5 indagati
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Mercoledì 28 Agosto 2013, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 15:35
VITERBO - Le motivazioni del giudice di Viterbo Salvatore Fanti, con cui ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Renzo Petroselli per cinque dei sei indagati per la morte dell'urologo di Belcolle Attilio Manca (febbraio 2011) ribattono punto punto alle osservazioni evidenziate dalla famiglia del medico. A riportarle è il blog

http://www.ilcontestoquotidiano.it/?p=40719



Mancinismo



Secondo il giudice Fanti, “a proposito del mancinismo di Attilio Manca e della necessità che il microchirurgo sia ambidestro, si rileva come anche da organi di stampa (v. articolo a firma di Pappagallo Mario apparso sul Corriere della Sera del 6.11.2003) è dato apprendere che in tema di microchirurgia si fa da tempo riferimento a tecniche necessariamente ‘bimanuali‘. L’operazione di autoinoculazione, con la destra, di sostanza stupefacente, pur essendo atto di precisione, non può essere esclusa da parte di un chirurgo esperto come Attilio Manca sicuramente abile nell’attingere il vaso sanguigno interessato. E’ peraltro notorio (come d’altronde emerge anche dalle affermazioni del difensore degli opponenti) che nessuno usa solo una mano per eseguire le operazioni quotidiane”.



Uso di sostanze stupefacenti



Confermato anche l’uso di sostanze stupefacenti da parte di Manca. Secondo il Gip, “la circostanza che Attilio Manca fosse dedito all’assunzione di stupefacenti” è emersa “in guisa inequivoca dall’esame tricologico eseguito d’iniziativa del C.T. incaricato dal P.M.”.



Impronta nel bagno di casa di Attilio Manca



Anche in tal caso, nessuna responsabilità. Si legge infatti: “Anche ove si accertasse che l’impronta rinvenuta nel bagno dell’abitazione di Attilio Manca e attribuita” a uno degli indagati “fosse stata lasciata dopo la visita dei genitori di Attilio (risalente al Natale del 2003) e successivamente alla cena di quest’ultimo con gli amici del 6.2.2004, tenuto conto del fatto che la morte di Attilio Manca è di cinque/sei giorni dopo, non se ne potrebbe certo inferire – se non a titolo di mera supposizione – la responsabilità” della persona indagata in merito alla morte dell’urologo siciliano.



La mail alla trasmissione “Chi l’ha visto?”



“Quanto emerge dal contenuto della email pervenuta l’1.6.2005 alla redazione di una nota trasmissione televisiva che si occupa di persone scomparse – si legge nel provvedimento del Gip – non appare di valenza indiziaria trattandosi, appunto, di email anonima. L’accertamento dell’indirizzo IP dal quale detta email è stata inviata non consentirebbe, in ogni caso, l’identificazione della persona che ha materialmente digitato il messaggio, ancorché in ipotesi si sia trattato di un indirizzo IP privato, posto che non si può escludere che ad un medesimo indirizzo IP possano avere accesso più persone. A ciò si aggiunga l’estrema vaghezza del contenuto della predetta email che a parere” del giudice “è tale da non meritare alcun approfondimento investigativo”.



Procura di Messina



“Analoghe considerazioni” – spiega il giudice Fanti – valgono “in ordine alla richiesta di acquisizione presso la Procura della Repubblica di Messina, di tutti i tabulati di traffico telefonico presenti agli atti del p.p. n. 9312/06 e della consulenza tecnica effettuata sugli stessi, in quanto l’eventuale accertamento della sussistenza di contatti telefonici tra gli indagati ‘messinesi’ dell’odierno procedimento e/o di essi (o di alcuni di essi) con Attilio Manca si rivelerebbe sostanzialmente esplorativo e comunque irrilevante sotto il profilo probatorio, per l’impossibilità di evidenziare il contenuto delle conversazioni da cui desumere elementi utili a ricostruire una causa (diversa da quella ipotizzata dal P.M.) della morte di Attilio Manca”.



Le siringhe



Infine, le siringhe ritrovate nell’abitazione di Manca subito dopo la sua morte. “Sarebbe poi inutile accertare – sostiene il Gip di Viterbo – perché su una delle due siringhe utilizzate per l’inoculazione dello stupefacente non siano presenti impronte papillari o frammenti di esse. Da tale accertamento non potrebbero comunque farsi derivare, se non per illazione o supposizione, elementi di maleficio in ordine alla morte di Attilio Manca. Senza contare che l’ipotetico omicida in tale ottica sarebbe stato tanto cauto da eliminare su una delle due siringhe le impronte e così incauto da lasciarne parti sull’altra. Se ne deduce il fine patentemente perlustrativo dell’indagine suppletiva richiesta al riguardo.



Priva di supporto investigativo appare poi l’affermazione difensiva secondo cui Attilio Manca, dopo aver sciolto l’eroina, sarebbe dovuto necessariamente uscire di casa per gettare nell’immondizia quanto utilizzato per detta operazione, posto che essa notoriamente necessita di una fonte di calore e di un contenitore che ben potrebbe essere stato pulito in casa immediatamente dopo l’uso senza lasciare traccia alcuna da parte, oltre tutto, di un soggetto che, per la professione che svolgeva, doveva essere naturalmente incline all’attenzione per l’igiene, tanto più che si trattava dell’inoculazione per via endovenosa di una sostanza stupefacente”.
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