Una targa d’argento chiusa dentro un cofanetto blu, la dedica per Maria Antonietta Valerioti è “per i 40 anni di attività professionale”. Un premio che da qualche giorno l’ottica che porta il suo cognome, davanti al museo nazionale etrusco di Tarquinia, custodisce con orgoglio. Ma non è la sola perché, insieme a quella, l’AIO (Associazione Italiana Ottici ed Optometristi) gliene ha consegnata un’altra: “Per la longevità della nostra attività: un premio soprattutto per mio padre, perché senza di lui questa storia che dal 1957 va avanti non sarebbe stata mai scritta”, racconta con un filo di commozione.
Papà Emilio che dalla Calabria era arrivato a Tarquinia negli anni ’50, quando la polvere della guerra ancora galleggiava nell’aria. Emilio che scattava come fotoreporter e che l’arte ce l’aveva in ogni filamento di dna. Emilio, ancora, che alle immagini amava dare vita, tagliando e cucendo con lingue di scotch trasparente pellicole granate che poi si sarebbero animate scorrendo in un proiettore, oppure nella sua camera oscura in via Umberto I, piscine di Betzaeta dalle vasche pesanti di acidi dalle quali, una volta immersi rettangoli neri, venivano a galla frammenti di tempo passato da consegnare al futuro.
“Da lui – spiega Antonietta – ho imparato tutto: mi ha trasmesso una passione che all’inizio non sentivo mia ma che poi, con il passare del tempo, ha scavato nel profondo”. Una goccia che scava la pietra o, forse, una pietra che aspettava solo di essere scalfita per liberare la gemma che c’era dentro. Gemma che non si è opacizzata quando Emilio, troppo presto, se n’è andato: lasciando un’eredità di valori.
“La sua idea era che ogni 10 anni il negozio dovesse essere rimodernato”.
“Un’evoluzione fisiologica – spiega Maria Antonietta, affiancata nel suo lavoro dal marito Roberto e dai due figli – e poco traumatica”. Ma necessaria, ancora di più oggi che la coscienza delle macchine fotografiche digitali è tale da riuscire a confezionare un prodotto simile a quello di un professionista passato per anni di studio e pratica.
“Reggere il mercato non è semplice. C’è un mondo che va di fretta, la concorrenza della grande distribuzione e guerra al prezzo. C’è però – continua Maria Antonietta – una cosa che non passa di moda: la qualità dei prodotti e le capacità di scegliere una via alternativa”. In direzione ostinata e contraria rispetto alla massa: “per i nostri occhiali guardiamo ai piccoli artigiani. Non abbiamo brand commerciali, solo piccole realtà che fanno della creazione un’arte, pezzi unici che non vengono prodotti in serie”.