Stadio Rocchi, nel 2021 il Comune poteva già averlo: la strada indicata dalla Regione Lazio

Stadio Rocchi, nel 2021 il Comune poteva già averlo: la strada indicata dalla Regione Lazio
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:16

Affidamenti discutibili e occasioni perse. Non sono finite le carte che parlano dello stadio Enrico Rocchi: dopo quelle pubblicate ieri da Il Messaggero sulle inadempienze di palazzo dei Priori, eccone altre che avrebbero potuto cambiare la storia attuale e che potrebbero - quantomeno - anche modificare quella futura.

La corrispondenza si era interrotta nel 2016, con la Regione che chiedeva al Comune - tra le diverse altre cose - «tutta la documentazione relativa alla contabilità finale dei lavori realizzati nel 2007 ed eventualmente negli anni successivi» per quantificare il canone dovuto dell’ente di via Ascenzi a quello con sede nella Capitale.

Da che si deduce che la Regione non sapesse nulla degli interventi effettuati su una sua proprietà.

Ora si fa un balzo in avanti di cinque anni. Siamo al 2 marzo del 2021, l’oggetto della nuova missiva inoltrata da Viterbo all’indirizzo della Capitale è “Richiesta di acquisizione terreno campo sportivo via della Palazzina”. La Regione Lazio risponde così il 20 maggio: l’immobile è inserito nel patrimonio disponibile, quindi «può essere trasferito direttamente al Comune - si legge - attuale utilizzatore». E poi la direzione regionale bilancio, governo societario, demanio e patrimonio chiarisce il punto: «Qualora l’acquisizione sia deliberata dal Comune per motivi d’interesse pubblico, ivi compreso il mantenimento o il potenziamento dell’uso attuale - continua - è in uso per la scrivente direzione» sottoscrivere «un accordo procedimentale finalizzato all’adozione, da parte del Comune stesso, di un decreto di esproprio con la relativa indennità».

E offre infine, ponendola sul piatto, anche la soluzione più economica: «A riguardo, si segnala la possibilità», attribuita alla giunta regionale, «di ridurre del 50 per cento l’ammontare dell’indennità d’esproprio concordata, a condizione che il bene acquisito sia iscritto e mantenuto al patrimonio indisponibile del Comune». Insomma, si dimezzano le spese a patto che però, una volta espropriato, il bene non venga alienato. La lettera si chiude con un’ulteriore porta spalancata, in caso di dubbi sull’iter da seguire: «Per ogni informazione riguardo la procedura da seguire è possibile fare riferimento» a un funzionario del quale viene indicato nome e mail. Considerata la situazione odierna, l’assist non è andato a buon fine e si è perso a fondo campo.

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