La 33enne moldava - che ha scontato una pena di otto anni per aver occultato il cadavere della sorella e della nipote, insieme all’amante, che della sorella era il marito - lo scorso 28 marzo, è stata trasferita da Tarquinia, dove viveva e lavorava, al centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, in seguito al decreto di espulsione emesso dal questore.
Nel tentativo di evitare il rimpatrio immediato in Moldavia i difensori, Enrico Valentini e Samuele De Santis, hanno attivato l’articolo 19 della procedura dell’immigrazione. Ala, davanti al giudice di pace, ha rilasciato dichiarazioni. A fronte delle sue parole il giudice ha prima convalidato e poi congelato l’espulsione.
La 33enne ha raccontato i suoi trascorsi, la vicenda penale che l’ha vista protagonista, le sue relazioni familiari in Moldavia e in Italia. Vicende che la prossima settimana saranno esaminate da una commissione, che poi dovrà decidere se potrà rimanere in Italia. In questa fase di transito Ala, ieri mattina, è comparsa davanti al giudice del Tribunale di Roma.
Un passaggio della procedura per stabilire se debba rimanere, nell’attesa della decisione della commissione, rinchiusa o meno al centro di Ponte Galeria. Il Tribunale di via Lepanto si è riservato. Le possibilità sono tre: il rimpatrio immediato in Moldavia; il trattenimento presso il centro di Ponte Galeria, la liberazione con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nelle prossime ore la decisione sul futuro della 33enne.
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