Poggino senza fondi, il presidente del consorzio attacca: «Occasione persa, Comune poco chiaro»

Poggino senza fondi, il presidente del consorzio attacca: «Occasione persa, Comune poco chiaro»
di Luca Telli
3 Minuti di Lettura
Sabato 1 Maggio 2021, 11:03

«A questo punto non so più che cosa pensare». A bocce ferme, con il bando regionale da 11 milioni di euro scaduto ieri e sfumato, il presidente del consorzio Apea, Enzo Mancini, spiega come, quando e perché il progetto partito nel 2018 su impulso della giunta Michelini sia naufragato.

Prende spunto da quanto capitato durante il consiglio comunale di giovedì: «E' successo niente meno di quello che ci aspettavamo – spiega –. Abbiamo ascoltato le parole del sindaco ma credo che il Comune avrebbe potuto tranquillamente ammettere di non volere entrare nel progetto. Si è preferito guardare ai punti e alle virgole piuttosto che alla sostanza».
La responsabilità principale della giunta Arena sarebbe quindi l’apatia con la quale è stata tratta la questione, capitale per riqualificare l’area industriale e non solo. «Perché – continua Mancini -, è bene ricordare la direzione e l’utilizzo che questi soldi avrebbero seguito. Sarebbero serviti per opere di urbanizzazione che non sono mai state fatte».
A bloccare ogni tipo di operazione, compresi i progetti, la diffida da parte dell’amministrazione aggrappata alla mancata delibera di partecipazione al consorzio da parte del consiglio comunale. «In queste condizioni – spiega il sindaco Giovanni Arena in una nota - non avrei mai potuto avallare la partecipazione del Comune di Viterbo al consorzio».
Non la pensano così gli avvocati di Apea che, in una missiva del 16 aprile 2021, sostenevano la «mancanza di fondamento» della diffida.

La tesi poggia sulla presunzione di legittimità degli atti amministrativi «che, in forza di ciò, sono validi ed efficaci fino al loro eventuale annullamento giurisdizionale o d’ufficio, ove ne ricorrano i presupposti». L’adesione comunale al progetto, sostengono gli avvocati, è prevista per legge; in ogni caso, poi, non è stato adottato nessun provvedimento in autotutela per fare valere la nullità/ annullabilità dell’adesione.
Nel dettaglio, si legge: «In relazione all’asserita carenza di poteri, al fine della firma e dell’atto costitutivo del Consorzio e dalla sua rettifica da parte dell’assessore firmatario per conto del comune, si osserva che le invocate e infondate discrasie tra i contenuti della deliberazione del consiglio comunale numero 16 dell’8 febbraio 2018 rispetto ai poteri conferiti, in forza di delega del sindaco, all’assessore che ha stipulato l’atto costitutivo del consorzio e la sua modifica sono inidonei ad invalidare con efficacia retroattiva e, comunque, in assenza di atti di autotutela decisoria, il potere alla stipula in capo al firmatario di detti atti».

«C’è stata molta confusione sulle linee guida e sulle procedure di partecipazione al bando – ammette Mancini -. Ma a luglio 2020 c’era stata la possibilità per uscire dal guado. Sarebbe bastato che tutti i consorziati entrassero per agire di conseguenza. Ogni azione però resta subordinata agli obiettivi, che forse non sono gli stessi».
La risposta del sindaco Arena, che ieri pomeriggio ha fatto visita alla Gelco l’azienda di Mancini, affidata a una nota: «I finanziamenti per l'area artigianale non sono stati persi e nessun progetto canteriabile è mai stato illustrato – spiega - Verrà rivista la modalità di partecipazione del Comune, che potrà dare il suo contributo».

Intanto sembra che la Regione possa concedere una mini proroga di una settimana per la chiusura del bando, colpa di un malfunzionamento nel portale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA