Più pensionati che lavoratori, Viterbo tra le peggiori d'Italia. La Cisl: "Assumere donne e giovani, servono accordi ad hoc"

Più pensionati che lavoratori, Viterbo tra le peggiori d'Italia. La Cisl: "Assumere donne e giovani, servono accordi ad hoc"
di Federica Lupino
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Giovedì 30 Novembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 17:55

Denatalità, invecchiamento della popolazione e lavoratori irregolari: è la tempesta perfetta. La combinazione di questi fattori sta avendo effetti devastanti sul tessuto economico-sociale: il numero dei contribuenti attivi inizia a soccombere sotto quello dei pensionati in molte province d’Italia, concentrate soprattutto al sud. E Viterbo si piazza proprio tra i territori con la bilancia in negativo. “Stiamo iniziando a pagare danni di errori politici a tutti i livelli. E a farne le spese maggiori saranno le future generazioni”, mastica amaro Fortunato Mannino, segretario della Cisl.

I dati generali, innanzitutto. A livello nazionale, come rivela la Cgia di Mestre, il rapporto ormai è di uno a uno: gli occupati sono 22.772.000 e i percettori di assegno pensionistico 23.099.000. Ma nel Mezzogiorno il sorpasso è già avvenuto.  Viterbo? Si piazza tra le province con saldo negativo: nel 2022 le pensioni erogate sono state 126mila mentre la popolazione attiva si è fermata a 115mila (i lavoratori sono 12mila in meno). Le restanti province del Lazio fanno tutte meglio con Latina che registra un saldo positivo (+5mila) e Frosinone un pareggio. Rieti è tra quelle che chiudono in negativo ma in misura ridotta rispetto a Viterbo (-10mila).

“La denatalità è una delle principali cause: non bastano misure spot per contrastarla, serve rivedere le politiche attive del lavoro per garantire che le donne non siano più penalizzate”, sostiene Mannino. Un inverno demografico che non fa sconti nemmeno nella Tuscia. Nel 2013 nel Viterbese c’erano 68.013 cittadini tra i 15 e i 34 anni , calati nel 2019 a 61.429, per scendere quest’anno a 58.455.

Una contrazione, quindi, di quasi 10mila giovani (-9.558 per la precisione) che in percentuale significa -14,1% . Prendendo a riferimento la provincia, si è contratta anche la fascia dei più piccoli: nella fascia da zero a 15 anni nel 2019 erano presenti 40.131 cittadini, scesi quest’anno a 37.786. Stesso trend nel capoluogo con, rispettivamente, 8.852 giovanissimi residenti quattro anni fa, calati a 8.456 a inizio 2023.

“Non solo i giovani sono sempre meno ma molti – continua il sindacalista – per le condizioni del mercato del lavoro locale sono spinti a trasferirsi al nord Italia o all’estero”. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, sostituire una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. Ma anche per settori cruciali come la sanità: i medici di base sono sempre meno e aumentano i bandi ospedalieri andati a vuoto.

Che fare, quindi? “Invertire la china, subito, altrimenti tra 15-20 anni il sistema del welfare salterà. Servono accordi tra parte datoriale e interconfederali per favore l’ingresso di donne e giovani nel mondo del lavoro. Faccio un esempio: con l’innovazione tecnologica, le donne potrebbero essere impiegate nel polo ceramico anche in produzione. Perché il sindaco di Civita Castellana, Luca Giampieri, non si fa promotore di un protocollo d’intesa ad hoc? La Cisl è pronta”, chiude il segretario.

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