Il tecnico della Viterbese si racconta tra progetti e ambizioni: «Saremo la mina vagante dei playoff»

Il tecnico della Viterbese Sottili
di Marco Gobattoni
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Martedì 15 Gennaio 2019, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 15:20
Il calcio è dei toscani verrebbe da dire: la nidiata degli allenatori con la c aspirata sta conquistando il mondo e nel suo piccolo Stefano Sottili, ha conquistato Viterbo e i tifosi della Viterbese. Lui, nato a Figline Valdarno il 4 agosto del 1969, è uno diretto: nell’anno della sua nascita l’uomo arrivò sulla luna; ai tifosi della Viterbese basterebbe arrivare in serie B per toccare il cielo attraverso la felicità. Domenica scorsa il tecnico della Viterbese è arrivato nella redazione del Il Messaggero di Viterbo: quasi due ore di chiacchierata; un confronto a trecentosessantagradi per conoscere da vicino il mister toscano.

Mister, lei è tornato a Viterbo lo scorso novembre per risollevare una squadra che sembrava essersi persa nel lungo letargo in attesa del campionato: come ha affrontato questa situazione anomala?
“Il fatto di conoscere ambiente e giocatori mi ha sicuramente aiutato: quella che abbiamo vissuto e che dovremo vivere nei prossimi mesi sarà una situazione credo irripetibile, ma anche stimolante per un allenatore: insieme allo staff dovremo studiare formule di lavoro nuovo e questo alle fine sono sicuro che ci migliorerà”.

La risalita in classifica non sarà facile: cosa dovranno aspettarsi i tifosi?
“Il massimo impegno. Abbiamo l’ambizione di entrare nel gruppo playoff e diventare la mina vagante degli spareggi di fine anno”.

Magari battendo la Ternana e puntando sulla Coppa Italia: quella per la città sarà la partita….
“La coppa è un obiettivo importante: lo abbiamo dimostrato già lo scorso anno: so che la sfida contro la Ternana è molto sentita; proveremo a fare un regalo ai tifosi fermo restando che incontriamo forse, la squadra più completa di tutta la C”.

Quando ha ricevuto la chiamata del presidente Camilli ha subito accettato di tornare?
“La scorsa estate con il presidente c’eravamo lasciati in buoni rapporti. Avevo fatto richieste che secondo me servivano per far crescere tutto il mondo Viterbese. Camilli è uno che ama i confronti franchi e diretti: mi ha subito accontentato e lavorare per uno come lui è stimolante e gratificante”.

Se potesse cambiare qualcosa della scorsa stagione cosa cambierebbe?
“Il più grande rammarico è stata la finale della Coppa Italia contro l’Alessandria: siamo stati fortemente penalizzati. Non rifarei la scelta di passare alla difesa a cinque contro il Sudtirol nel match di andata: quella gara l’ho rivista quattro volte”.

Quanto pesa il fatto di non potersi allenare in città?
“Vivere la città tutti i giorni è importante. Il problema impianti sportivi a Viterbo lo conoscete meglio di me: io avrei fatto il sintetico al Rocchi ma so che per motivi burocratici e tecnici non è stato possibile. Detto questo a Grotte non ci manca niente: abbiamo anche un nuovo terreno in sintetico dove fare un certo tipo di lavoro e possiamo farlo bene”.

Dicono che lei sia un divoratore di partite: qualche volta stacca la spina dal calcio?
“Poco ma lo faccio. Oggi la componente di studio che è entrata a far parte della preparazione di una sfida è enorme: insieme al mio staff lavoriamo ore sul computer e scarichiamo filmati in continuazione”.ùà

Però una passeggiata a Viterbo l’avrà fatta?
“Quando ho vinto il campionato a Venezia sono stato due volte in centro: Viterbo l’ho visitata di sera, dopo le gare in notturna. In vista del tour de force ho detto a moglie e figli di venirmi a trovare ogni tanto”.

Fermerebbe le partite in caso di cori razzisti?
“Si in Italia su certe cose siamo indietro anni luce: bisogna mandare un segnale”.

Sarri o Allegri?
“Premesso che sono due grandi scelgo Allegri. Non sono un integralista del modulo: penso che bisogna cambiare il meno possibile, ma qualche volta occorre farlo”.

Mister in questa fase si parla molto dei giovani: secondo lei i nostri settori giovanili stanno andando nella direzione giusta?
“Intanto faccio i complimenti a quello della Viterbese: insieme a noi si sono allenati alcuni ragazzi della Beretti: mi hanno stupito per preparazione e serietà. Sento dire che nelle scuole calcio non si insegna più la tecnica: non è vero, mio figlio gioca nelle giovanili dell’Empoli e vedo allenatori preparati, quindi sono fiducioso”.

Come mai in Toscana spuntano allenatori come funghi?
“Mi verrebbe da dire casualità, ma il fatto di avere Coverciano vicino ci aiuta molto. Invece di andare in biblioteca a leggere libri; spesso noi mister toscani ci ritroviamo dentro l’università del calcio per scaricare filmati e video”.
A proposito di funghi: lei ne è un grande cacciatore…

“E’ la mia grande passione: a Viterbo e in provincia non conosco grandi posti, ma nelle mie zone sono infallibile.
“Quest’anno mi è capitato tante volte di andare a vedere partite con la macchina carica di funghi”.
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