Dall’officina del Poggino alle dune della Dakar, il sogno di Alessio è realtà: «Sensazione stupenda»

Dall’officina del Poggino alle dune della Dakar, il sogno di Alessio è realtà: «Sensazione stupenda»
di Ugo Baldi
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:05

Dal Poggino alla Dakar 2024. È la storia di Alessio Bentivoglio, meccanico di mezzi pesanti di 35 anni residente a Bagnaia che lavora presso l’officina meccanica “ Poggino “ della zona artigianale di Viterbo. Ha portato a termine la sua prima esperienza come tecnico di bordo di un Iveco Magiuris, un bestione di 200 cavalli, guidato dal piemontese Giuseppe Francesco Simonato realizzando un sogno. Il navigatore era invece la toscana Monica Buonamano. «Il sogno di una vita essere su quei mezzi».

Il trio è partito il 5 gennaio da Al Ula ed ha percorso le dodici tappe previste dei sette mila chilometri del deserto dell’Arabia Saudita in quattordici giorni con arrivo a Shaybad. Il team battezzato “Jake” ha incassato un buon risultato con il quinto posto di categoria e il settimo assoluto. «È stata un esperienza ricca di soddisfazioni – ha raccontato Alessio - e anche piena adrenalina come nella sesta tappa (con arrivo a Riad) quando siamo rimasti a dormire in tenda in mezzo al deserto perché non era previsto un bivacco di assistenza».

Ma ammette anche: «Non è che le altre volte abbiamo dormito meglio e di più». Sicuramente come prima esperienza nella famosa gara la fatica si è fatta sentire più di una volta: «La parte più difficile del tracciato è stata quella delle dune dove occorre essere intuitivi per superarle e dove mi è rimasto un pezzo di cuore, Belle sensazioni».

Una gara vissuta da protagonista a tutti gli effetti, non solo da spettatore: «Sono intervenuto – ha raccontato - almeno in tre occasioni per la riparazione del mezzo; è stata necessaria la sostituzione di una balestra ed è stato il lavoro più complicato.

Invece cambiare una gomma bucata era un gioco da ragazzi quasi un routine». Ma il momento che Alessio ricorderà con maggiore emozione è quello della partenza, un po’ eccitato e un po’ spaventato: «Sono partito da Viterbo carico di entusiasmo: era un’occasione che non volevo perdere. Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto portare con me anche i miei colleghi - dice - ma so che mi seguivano: hanno fatto il tifo per me e li sentivo vicini».

La scintilla per la Dakar si è accesa di recente ma è stato un vero e proprio fuoco dell’anima: «Tutto è partito dopo aver collaborato nella realizzazione di un mezzo lo scarso anno - racconta - da lì mi è nata la passione e la voglia di partecipare e quest’anno ho accettato l’invito di Simonato con tanto entusiasmo. È una esperienza che rifarei volentieri e sicuramente la ripeterò anche in prossimo anno». Ormai Alessio è tornato alla sua officina al Poggino ma non ha nessuna nostalgia: «Non ho sofferto il cosiddetto “mal d’Africa” - ha ammesso - è stata un’esperienza che mi ha coinvolto completamente e mi ha permesso di crescere professionalmente».

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