Cardinale denuncia la corruzione dei politici e viene umiliato all'aeroporto mentre stava arrivando a Roma

Cardinale denuncia la corruzione dei politici e viene umiliato all'aeroporto mentre stava arrivando a Roma
di Franca Giansoldati
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Lunedì 15 Aprile 2024, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 13:27

Uno dei principali collaboratori del Papa, membro del C9, il cardinale del Congo, Fridolin Ambongo mentre era all'aeroporto di Kinshasa pronto per partire per Roma è stato volutamente umiliato dalle autorità aeroportuali che gli hanno fisicamente impedito di accedere alla saletta vip in attesa del volo. Il porporato solo una settimana prima aveva denunciato con forza la «vera causa della mancanza di pace nella Repubblida Democratica del Congo»  ascrivibile solo «alla cattiva governance, all'assenza di una leadership partecipativa, alla cattiva distribuzione della ricchezza del paese». Da tempo il frate cappuccino predica contro la corruzione a vari livelli della politica. Le scomodissime parole pronunciate a Pasqua hanno evidentemente causato un primo effetto dimostrativo assestando al porporato una mortificazione pubblica. Fridolin dopo aver fatto il check in era stato dirottato platealmente dalle autorità aeroportuali nella sala d'aspetto generale, sbarrandogli l'ingresso alla saletta per le autorità, cosa che non era mai accaduta prima, sollevando un putiferio mai visto.

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L'episodio è stato giudicato assai preoccupante dalla Chiesa di Kinshasa che, con un comunicato diffuso alla stampa ha condannato «con energia il trattamento degradante che i Servizi ufficiali aeroportuali hanno riservato al cardinale».

Ambongo come tutti i cardinali è titolare anche di un passaporto diplomatico. «Perché mai proprio oggi gli hanno rifiutato questo status che è sempre stato riconosciuto a tutti i cardinali, anche a livello internazionale?» si legge nel comunicato. «Sarebbe un peccato se questo trattamento seguisse le sue posizioni profetiche, in particolare la sua omelia della notte di Pasqua in cui sfida tutte le persone coinvolte, in qualche modo, nella crisi che affligge il nostro Paese».

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Diversi politici dell'opposizione hanno reagito mettendo in evidenza che nessuno può impedire alla Chiesa o a un suo membro di denunciare i mali che attanagliano il Congo. Stamattina il cardinale Ambongo era presente alla riunione del C9 con Papa Francesco. 

La regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, nel Kivu, sta vivendo una crisi senza fine. La guerra continua e finora ha causato diversi milioni di morti in quasi tre decenni e più di 6 milioni di sfollati. A complicare ultimamente le cose l'attività di un movimento terroristico sostenuto indirettamente dal governo ruandese ha contribuito a far precipitare la situazione umanitaria. L'arcivescovo di Kinshasa, Ambongo, a Pasqua aveva denunciato con particolare forza la voracità delle multinazionali che spolpano il Congo delle sue risorse e la volontà espansionistica del Ruanda, fermo restando l'altissimo tasso di corruzione interna che favorisce la totale instabilità, la crisi umanitaria e la povertà endemica. Il cardinale aveva puntato il dito conto la cattiva governance:  «Questo significa che perché la pace regni nel nostro Paese, deve prima di tutto germogliare nel cuore di ogni congolese» aveva detto, aggiugendo che la “cattiva” distribuzione della ricchezza è sotto gli occhi di tutti e che le spese di funzionamento delle istituzioni e dei ministeri si mangiano oltre il 70% del bilancio.

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«Il problema del Congo eccolo: il 70% del budget viene utilizzato solo per il mantenimento della classe politica, il 30% che rimane è per gli 80 milioni di congolesi. Lo Stato non ha più i mezzi della sua politica per rendere servizi alla popolazione (…) Il paese più povero eppure questi deputati sono considerati i più pagati al mondo” aveva messo in evidenza Fridolin, il cui motto episcopale è «tutto a tutti».

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