L'Ucraina chiede aiuto a Papa Francesco per riportare a casa i 16 mila bambini "rapiti" dai russi

Alcuni mesi fa aveva chiarito al quotidiano argentino La Nacion «di voler andare a Kiev ma a condizione di andare anche a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due»

L'Ucraina chiede aiuto a Papa Francesco per riportare a casa i 16 mila bambini "rapiti" dai russi
di Franca Giansoldati
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Giovedì 27 Aprile 2023, 16:40

L'Ucraina ha chiesto a Papa Francesco di far leva su tutta la sua influenza a livello internazionale per riportare a casa i 16 mila bambini ucraini spariti dall'inizio della guerra e trasferiti dal governo di Mosca sul territorio russo. Molti di loro sarebbero stati dati in affido. Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal ha sintetizzato il colloquio avuto stamattina con il Pontefice. Mezz'ora di conversazione con un interprete. Non è mancato, ovviamente l'invito a Bergoglio a visitare il paese – si tratta di un invito sempre aperto e reiterato numerose altre volte dalle autorità ucraine - tuttavia finora Francesco ha preferito farlo slittare, spiegando di volta in volta, che quando potrà recarsi anche in Russia allora si recherà a Kiev. Alcuni mesi fa aveva chiarito al quotidiano argentino La Nacion «di voler andare a Kiev ma a condizione di andare anche a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due». Se al momento non ci sono quindi le condizioni per una visita, resta in piedi la disponibilità del Papa sul fronte umanitario, per facilitare il dialogo, per creare le condizioni allo scambio di prigionieri. E per riportare a casa i bambini. 

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Naturalmente Shmyhal ha illustrato al Papa e al cardinale Pietro Parolin – durante un secondo colloquio – in cosa consiste la formula di pace proposta dal presidente Volodymyr Zelensky per una soluzione della guerra: «Ho discusso dettagliatamente dei passi che potrebbe compiere il Vaticano per aiutarci ad arrivare alla realizzazione dei punti del piano».

Ma è sul destino dei piccoli che si è concentrata l'attenzione.

«Per esempio, ho chiesto la partecipazione, l'assistenza del Vaticano per riportare in Ucraina i bambini, alcuni dei quali orfani, che sono stati trasferiti con la forza, principalmente in Russia» ha sottolineato il primo ministro ucraino. Le autorità di Kiev stimano che più di 16.000 bambini siano stati portati in Russia dall'inizio dell'invasione. Mosca respinge queste accuse, affermando invece di aver solo "salvato" i bambini ucraini dai combattimenti e di aver predisposto procedure per ricongiungerli alle loro famiglie.

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Il 17 marzo scorso, la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto per il Presidente Putin, quale presunto responsabile del crimine di guerra della deportazione illegale di minori ucraini dalle aree ucraine attualmente occupate dalla Federazione Russa.

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L'incontro tra il Papa e il premier ucraino cade alla vigilia del viaggio papale in Ungheria. Da domani fino al 30 aprile Francesco sarà per la seconda volta a Budapest dopo un breve 'blitz' nel 2021, solo poche ore a fronte di tre giorni in Slovacchia. Questa volta, però, il contesto diplomatico e politico è ben diverso. A preparare il terreno con Orban (leader populista con il quale in passato Bergoglio non aveva avuto contatti particolarmente fluidi) è stato l'ambasciatore ungherese presso la Santa Sede, Eduard von Habsburg, nobilissimo rampollo dell'antica famiglia regnante dell'Austria-Ungheria. E' questo diplomatico cattolicissimo e devoto ad avere conquistato la fiducia dei vertici vaticani, soprattutto del ministro degli esteri, l'arcivescovo Richard Gallagher. Nel frattempo si sono placati gli attacchi durissimi contro Papa Francesco che in passato erano stati sferrati dai media controllati dal Fidesz, il partito di Orban. Articoli che irridevano al Papa descrivendolo come un “vecchio pazzo” che lavorava in tandem con il finanziere statunitense di origine ungherese Soros per minare le nazioni cristiane. Adesso che la musica è cambiata Francesco viene descritto come un leader religioso che vuole la pace ed è dalla parte della pace. Esattamente come Orban la cui posizione sulla guerra in Ucraina è palesemente filo putiniana, sebbene abbia condannato l'invasione russa. 

 

Il governo ungherese, infatti, ha bloccato le sanzioni dell'Europa contro alcuni dei principali collaboratori del Cremlino, tra cui il Patriarca Kirill, inoltre ha ritardato il partenariato di sicurezza dell'Ucraina con la Nato. La questione della guerra, il tema dei profughi, la possibile apertura di canali di dialogo per favorire negoziati di pace e con ogni probabilità la grande ferita relativa al destino dei 16 mila bambini resteranno al centro del viaggio in Ungheria. 

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