L'allarme della Cei, linguaggio barbaro e arrogante in politica, se l'Italia rinnega la sua storia
non c'è una Italia di riserva

L'allarme della Cei, linguaggio barbaro e arrogante in politica, se l'Italia rinnega la sua storia non c'è una Italia di riserva
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Lunedì 12 Novembre 2018, 18:23
Città del Vaticano – Un linguaggio imbarbarito e arrogante in politica. La fragilità del sentimento comune, l’ignoranza dilagante, la speranza dei giovani che viene meno. Sono pesantissime le parole di denuncia del cardinale Gualtiero Bassetti pronunciate in apertura dell’assemblea dei vescovi italiani riuniti in Vaticano. L’Italia ai raggi X non promette nulla di buono. «Stiamo attenti, se l’Italia rinnega la sua storia e soprattutto i suoi valori civili e democratici, non c’è un’Italia di riserva». Bassetti ha aggiunto: «Se si sbagliano i conti non c’è una banca di riserva che ci salverà: i danni contribuiscono a far defluire i nostri capitali verso altri Paesi e colpiscono ancora una volta e soprattutto le famiglie, i piccoli risparmiatori e chi fa impresa. Così, se l’Unione Europea ha a cuore soltanto la stabilità finanziaria, disinteressandosi di quella sociale e delle motivazioni che soggiacciono ai vincoli europei; se perde il gusto della cittadinanza comune e del metodo politico della cooperazione, non c’è poi un’Europa di riserva e rischiamo di ritornare a tempi in cui i nazionalismi erano il motore dei conflitti e del colonialismo. Questo nonostante le opportune celebrazioni di questi giorni per il centenario della fine della Grande Guerra!»

Il cardinale Bassetti analizza la complessità di questa stagione politica sperando che possa farsi strada una politica che opera in unità di mente e di cuore senza cadere in faziosità.  «Al riguardo, a cent’anni dalla morte, l’esempio del beato Giuseppe Toniolo ha ancora  molte cose da dirci - ha spiegato Basetti - in una situazione in cui i cattolici erano  politicamente irrilevanti e comunque impediti, egli seppe  riunirli attorno a un impegno per il lavoro, la giustizia e la  pace sociale; con il suo servizio culturale divenne promotore di legislazioni e di opere sociali a favore delle classi più  disagiate».

I vescovi italiani fino a giovedì sono riuniti in Vaticano per parlare dell'approvazione del nuovo messale romano che contiene la nuova versione del Padre Nostro e la traduzione del «non ci indurre in tentazione» (et ne nos inducas in tentationem) che è stato modificato. Anche se la supplica è fedelissima all’originale greco, da sempre creava problemi perché, secondo il nostro linguaggio, sembra voler attribuire a Dio l’istigazione al male.

Infine nella riunione odierna il presidente della Cei ha difeso l'immagine della Chiesa dai continui attacchi mediatici (quasi «caricaturali»): «quasi che noi vescovi fossimo preoccupati essenzialmente di difendere posizioni di privilegio e di tornaconto economico».
 
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