Papa Francesco scrive a Xi: auguro il bene alla Cina ma Pechino nega ai vescovi di viaggiare in Mongolia

Sgarbo della Cina al Papa mentre è in viaggio per la Mongolia

Papa Francesco scrive a Xi: auguro il bene alla Cina ma Pechino nega ai vescovi di viaggiare in Mongolia
di Franca Giansoldati
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Venerdì 1 Settembre 2023, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 11:53

Sgarbo della Cina al Papa mentre è in viaggio per la Mongolia, Pechino avrebbe vietato ai vescovi cinesi di viaggiare verso Ulan Bator per incontrarlo.

Intanto mentre l'aereo del Papa stava sorvolando la Cina a suo nome veniva inviato al presidente Xi Jinpin un telegramma per esprimere il suo personale ringraziamento alle autorità per il permesso di attraversare lo spazio aereo cinese. Una consuetudine che viene tradizionalmente fatta per ogni paese sorvolato, in questo caso anche per il Kazakhstan, la Georgia, l'Azerbaijan e poi prima ancora Turchia, Bulgaria, Montenegro, Bosnia, Croazia e allo stesso modo per l'Italia, tutte nazioni sulla rotta (Bergoglio, rivolgendosi a Mattarella, ha manifestato l'auspicio che vengano sempre sostenuti coloro che operano in iniziative di solidarietà).

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Sul telegramma spedito ai cinesi il Pontefice stavolta si è voluto accertare che non capitasse il disguido del 2014 quando andando in Corea - una delle sue prime trasferte internazionali - il telegramma di rito per il presidente Xi a causa di un problema tecnico del wifi dell'aereo, non arrivò mai a destinazione. Accortosi del contrattempo (che poteva certamente creare ulteriori frizioni visto che i rapporti non sono dei migliori) il Vaticano diede ordine di far pervenire il telegramma alla ambasciata cinese di Roma. Così stavolta prima di partire per Ulan Bator e proprio per evitare che si potesse ripetere un problema simile è stato fatto un previo controllo al sistema wifi. 

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«A sua eccellenza, Xi Jinpin, il Presidente della Repubblica Popolare cinese, Pechino». All'intestazione è seguito un testo breve, personale contenente un pensiero beneaugurale. «Invio saluti di buoni auguri a lei e al popolo cinese mentre passo attraverso lo spazio aereo del suo paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi delle mie preghiere per il benessere della nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell'unità e della pace».

Parole sincere che vanno a inserirsi in un quadro di problemi di vario genere che la Cina in questo momento storico si trova ad affrontare, a cominciare dalla crisi enorme dell'immobiliare, la tensione crescente con gli Stati Uniti per il nodo di Taiwan e la debolezza dell'economia con un calo della capacità di garantire lavoro ai giovani come poteva essere fino a qualche anno fa. 

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Papa Francesco desidera far penetrare il cattolicesimo in Cina -  il suo sogno nel cassetto è visitare quel paese- e sta facendo di tutto, ma proprio di tutto, per arrivare a normalizzare le relazioni diplomatiche anche se la strada si prospetta ancora lunga.Lo prova l'ennesimo episodio di segno negativo arrivato proprio mentre Francesco scendeva dall'aereo e metteva piede in Mongolia: le autorità cinesi non avrebbero dato il benestare ai vescovi cattolici cinesi di raggiungere il pontefice nella capitale Ulanbator dove nei prossimi giorni si terrà un summit inter-religioso e un incontro tra missionari e vescovi dell'area. La notizia è filtrata dai gesuiti di America, la prestigiosa rivista cattolica statunitense e confermata da fonti vaticane. 

Al telegramma del Papa il governo di Pechino ha risposto stamattina che «la Cina è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione e rafforzare la fiducia reciproca» ha detto il portavoce del ministero degli Estero, Wang Wenbin nel briefing quotidiano, anche se non ha minimamente affrontato la questione del divieto per i vescovi cattolici ad andare in Mongolia.

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Ancora una volta l'andamento dei rapporti sino-vaticani è sottoposto a turbolenze, anche se in questo momento non solo è da poco stato reinnovato l'accordo per le nomine dei vescovi ma c'è anche in ballo la missione umanitaria del cardinale Zuppi a Pechino. Dopo essere stato a Kiev, Mosca e negli Usa a parlare con Biden dovrebbe volare a breve nella capitale cinese anche se la data non si conosce ancora e rispetto le previsioni iniziali sembra che vi sia stato un rallentamento. 

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In ogni caso le relazioni sino-vaticane sono un autentico rebus, a cominciare da quando si interruppero negli anni Cinquanta con la presa del potere da parte di Mao. Il nunzio apostolico di allora, Riberi, fu costretto a riparare sull'isola di Formosa e la Santa Sede diede appoggio al generale Chian Kai-shek. Da allora le relazioni con il Vaticano sono state contrassegnate da periodi di gelo con ondate di autentica persecuzione e repressione nei confronti dei cattolici cinesi che rifiutavano di allinearsio al partito comunista. A cominciare da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI però la situazione delle due Chiese cattoliche cinesi, una controllata dal partito comunista e l'altra clandestina, sottoposta a continue vessazioni e fedele a Roma, è stata sottoposta ad un lento miglioramento. Francesco spera che con il tempo si possa normalizzare, a cominciare dall'accordo siglato cinque anni fa con Xi Jinping per le nomine episcopali grazie al quale sono stati riconosciuti dal Papa tutti i vescovi ordinati illecitamente. Naturalmente le polemiche e gli scossoni non sono mancati poichè in tante zone della Cina i cattolici che non si allineano alla Chiesa Patriottica continuano a subire intimidazioni e discriminazioni. Pochi mesi fa, contravvenendo all'Accordo diplomatico, la Cina ha proceduto unilateralmente alla nomina del vescovo di Shangai, una mossa che ha irritato la Santa sede benchè abbia scelto di andare avanti e far finta di niente. Su tutto prevale la realpolitik e la speranza che la Cina sia davvero quel bacino d'anime immaginato, in modo da bilanciare il calo vertiginoso della Chiesa in occidente, sempre più ridimensionata e irrilevante. Nel frattempo dal vescovo di Pechino, Giuseppe Li shan è arrivata una nuova preghiera: i fedeli sono invitati a pregare perchè il Vaticano e la Cina arrivino al più presto alle relazioni diplomatiche. Cosa che non potrà fare troppo piacere a Taiwan che conta ancora sull'appoggio internazionale della Santa Sede. E se mai dovesse allacciare le relazioni con Pechino, Taiwan potrebbe accusare un duro colpo.

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