Le fortissime pressioni internazionali, soprattutto degli Usa, hanno portato alla liberazione di 19 sacerdoti incarcerati dal presidente del Nicaragua Ortega. Tra questi c'è anche il simbolo della resistenza civile, il vescovo Rolando Alvarez, in cella da più di due anni, con l'accusa di avere sostenuto i diritti umani e per questo condannato dal regime a 26 anni. Alvarez si stava trasformando in una icona della opposizione piuttosto ingombrante: aveva preferito rimanere in carcere (poi trasferito ai domiciliari) piuttosto che essere esiliato negli Stati Uniti. I religiosi liberati sono già arrivati in Vaticano come rifugiati e hanno già incontrato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Oltre ad Alvarez, nel gruppo, c'è anche un altro vescovo, Isidoro del Carmen Mora Ortega. Già lo scorso anno, ad ottobre, erano stati scarcerati 12 sacerdoti nicaraguensi. La Santa Sede aveva accettato la richiesta di riceverli. Accolti a Roma, i preti sono stati alloggiati presso alcune strutture della Diocesi di Roma.
IL CASO
Il Papa nell’Angelus dell’inizio dell’anno, aveva ricordato la situazione tesissima, con vescovi e sacerdoti “privati della libertà”.
Papa Francesco in questi dieci anni ha cercato in ogni modo di avere un rapporto dialettico con Ortega tuttavia si è dovuto arrendere davanti ai fatti. L'escalation repressiva ha portato alla chiusura di molte scuole cattoliche, delle università, al congelamento dei conti correnti di istituti religiosi, la soppressione di ordini religiosi, la cacciata del nunzio apostolico fino all'interruzione delle relazioni bilaterali con la Santa Sede.
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La crisi in Nicaragua è stata graduale e il culmine è stato raggiunto nel 2018, quando gli studenti sono scesi in piazza contro un'operazione di incenerimento in una riserva naturale che sarebbe stata tollerata dal governo di sinistra. Le proteste si sono rapidamente diffuse in tutto il Paese.Il regime ha usato la forza brutale per reprimere le manifestazioni, con sacerdoti e vescovi che hanno aperto le loro chiese in modo che i manifestanti potessero trovare protezione dai proiettili della polizia.
Nella prima preghiera dell'anno, all'Angelus, Papa Francesco aveva manifestato il suo allarme per una situazione che sembra avvitata su se stessa senza sbocchi: «Seguo con profonda preoccupazione ciò che sta accadendo in Nicaragua, dove i vescovi e i sacerdoti sono privati della libertà». Aveva anche aggiunto che la ricerca della pace «nasce dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà, dall'amore e dal dialogo». Ma Ortega e la moglie Murillo da quell'orecchio non ci sentono proprio.