Papa Francesco scansa il rischio di scisma, la Chiesa del futuro? «Sia serva degli ultimi più missionaria e più spirituale»

Si chiude il primo atto del Sinodo dei sinodi

Papa Francesco scansa il rischio di scisma, la Chiesa del futuro? «Sia serva degli ultimi più missionaria e più spirituale»
di Franca Giansoldati
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Domenica 29 Ottobre 2023, 11:15

«Adorare e amare Dio è la grande e vera riforma della Chiesa». Si chiude il primo atto del Sinodo dei sinodi, la maxi assise che per un mese ha dibattuto in Vaticano su come rinnovare le strutture ecclesiali sotto le forti spinte riformiste dei paesi del Nord Europa che spingono per introdurre cambiamenti e Papa Francesco nella messa celebrata a San Pietro stamattina ha fatto una sorta di sintesi sul cammino prossimo. Una specie di road map capace di neutralizzare scismi e spaccature. Nella omelia ha tratteggiato quella che dovrebbe essere la Chiesa del futuro, più missionaria e più spirituale, capace di camminare assieme, tenendo assieme progressisti e conservatori. «Una Chiesa serva di tutti e dalle porte aperte».

DENARO

Poi però ha messo in guardia dalle spinte estreme: «Sempre dobbiamo lottare contro le idolatrie; quelle mondane, che spesso derivano dalla vanagloria personale, come la brama del successo, l’affermazione di sé ad ogni costo, l’avidità di denaro, il fascino del carrierismo; ma anche quelle idolatrie camuffate di spiritualità».

E ancora. «Vigiliamo, perché non ci succeda di mettere al centro noi invece che Dio. E torniamo all’adorazione. Che sia centrale per noi pastori: dedichiamo tempo ogni giorno all’intimità con Gesù buon Pastore davanti al tabernacolo». Quanto al tema degli idoli, Bergoglio ha di nuovo messo in guardia i preti dall'uso del denaro: «il Diavolo entra dalle tasche non dimentichiamolo».

POVERI

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L'attenzione di Francesco si è poi concentrata sui poveri e su chi non ha voce. «Fratelli e sorelle, penso a quanti sono vittime delle atrocità della guerra; alle sofferenze dei migranti, al dolore nascosto di chi si trova da solo e in condizioni di povertà; a chi è schiacciato dai pesi della vita; a chi non ha più lacrime, a chi non ha voce. E penso a quante volte, dietro belle parole e suadenti promesse, vengono favorite forme di sfruttamento o non si fa nulla per impedirle. È un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società. Noi, discepoli di Gesù, vogliamo portare nel mondo un altro lievito, quello del Vangelo: Dio al primo posto e insieme a Lui coloro che Egli predilige, i poveri e i deboli». 

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In questo mese in Vaticano oltre 400 tra padri e madri sinodali arrivati da ogni parte del mondo in rappresentanza delle conferenze episcopali, hanno dibattuto su quali strade scegliere e suggerire per rinnovare le strutture ecclesiali. Sul tavolo sono stati posti diversi argomenti scottanti che hanno determinato anche spaccature, per esempio il sacerdozio femminile e il diaconato, la questione del gender, il celibato sacerdotale, la democratizzazione della governance diocesana fino ad introdurre degli strumenti per la valutazione dell'operato dei vescovi, la possibilità per le donne di accedere ai piani alti della Chiesa, la trasparenza nel trattare le violenze e gli abusi di potere sia verso i minori che le donne. Il documento di sintesi di 40 pagine è stato votato ieri sera ed è passato a larghissima maggioranza, anche se sui punti più scottanti ha registrato importanti sacche contrarie. Segno di un cammino accidentato e del bisogno di procedere con estrema cautela per evitare pericolose spaccature.

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Francesco ne è consapevole: «Non le nostre strategie, non i calcoli umani, non le mode del mondo, ma amare Dio e il prossimo: ecco il cuore di tutto. Ma come tradurre tale slancio di amore? Vi propongo due verbi, due movimenti del cuore su cui vorrei riflettere: adorare e servire (...) Questa è la Chiesa che siamo chiamati a sognare: una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di buona condotta, ma accoglie, serve, ama. Una Chiesa dalle porte aperte che sia porto di misericordia»

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