«Nella Chiesa non può esserci specularità, e nemmeno può esserci un parallelo» con quello che accade «nella società dove alle donne vengono riconosciuti ruoli di un certo tipo, come essere presidente o svolgere determinate leadership. Nella vita della Chiesa le categorie sono diverse». Le parole del cardinale Robert Prevost, prefetto del dicastero dei Vescovi, fedelissimo di Papa Francesco, scendono come una mannaia alla conferenza stampa del Sinodo dove ormai si tirano le somme di quanto elaborato in queste tre settimane dagli oltre quattrocento membri sinodali.
Discriminazione
Stavolta al super Sinodo in corso in Vaticano le donne pur avendo ottenuto finalmente la possibilità di farsi sentire e votare in mezzo ai vescovi (ben 54 donne votanti) non hanno ottenuto nessun via libera per il sacerdozio, come invece speravano alla vigilia soprattutto le cattoliche tedesche.
Sessismo
Il pensiero di Prevost ha trovato sponde anche dal cardinale di Bangui, in Centrafrica, Nzapalainga il quale si è dilungato in una lunga spiegazione ai giornalisti sul fatto che nel governo diocesano i vescovi ascoltato già molto le donne e la loro «sensibilità femminile», sicchè andando oltre i formalismi «la Chiesa ha una lunga tradizione» da rispettare «e dobbiamo vedere come fare affinchè le donne possano esprimersi meglio, ma già lo fanno». Anche Nzapalainga finge di non sapere che nelle strutture diocesane del mondo le religiose, pur essendo numericamente maggioritarie, continuano ad avere ruoli subordinati, salvo ovviamente casi rari.
Alla conferenza stampa ha poi terminato il discorso l'arcivescovo americano Timothy Broglio che ha fatto notare quanto le donne abbiano avuto influenza nella Chiesa soprattutto nel campo educativo fondando tante scuole e concludendo che forse l'emarginazione sentita dal mondo femminile è solo «una percezione sbagliata».
Quanto al clima all'interno del Sinodo ha ripetuto Prevost è stato costruttivo e rispettoso delle posizioni di tutti. Domani verrà diffuso il testo finale accompagnato da una lettera ai fedeli. In questi mesi dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Germania si sono fatte sentire diverse organizzazioni cattoliche femminili per protestare contro sessismo e discriminazioni che “restano un peccato cardinale”.