La prima (bella) mostra collettiva alla Caritas degli artisti stranieri fuggiti da paesi in guerra

una delle opere esposte
di Franca Giansoldati
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Martedì 27 Giugno 2023, 19:15

L'arte che – potentissima - ancora una volta si fa parola e trasmette emozioni, sogni, esperienze. Stavolta le (davvero bellissime) opere in mostra alla Caritas di Roma, nella Cittadella della Carità, sono il frutto del lavoro di artisti davvero particolari. E' la prima esposizione collettiva di ospiti nelle strutture caritative romane. Ognuno di loro ha trovato nei pennelli o nelle sculture un modo per rappresentare frammenti di vita. C'è Erwin Alfredo Bendfeldt Rosada, un pittore guatemalteco fuggito dal Guatemala quando c'era la dittatura. Nelle sue opere sembra rivivere ogni volta quello che ha vissuto. Gli spararono in testa e credendolo morto venne gettato in una fossa comune dove fu miracolosamente salvato da un prete che era andato a benedire i cadaveri. Riuscì attraverso un lungo percorso ad arrivare in Italia. Oggi vive assistito dalla Caritas e da qualche buon amico. 

Un'altra opera esposta è firmata da Nineli, una donna georgiana di 53 anni.

Decise di lasciare il suo paese per poter lavorare e garantire un futuro migliore ai suoi figli. Tutto sembrava andare liscio fino a quando non ha accusato problemi di salute che le hanno reso difficile mantenere i lavori di pulizie che faceva. Ha subito diversi ricoveri con successive riabilitazioni e da allora dipinge per passione. 

Rabia Nur Yildiri, invece, è una ragazza di origine turca, richiedente asilo, che ha svolto un anno di servizio civile presso il Piccolo Mondo così come Zhanna Valevska, arrivata in Italia un anno fa, poco dopo i primi bombardamenti. Aveva lavorato per diversi anni per una azienda italiana e parla bene l’italiano. Oggi collabora anche per progetti di cura dei bambini ucraini con il Bambin Gesù. 

Daniel Huallpa Chauca, invece, è un papà peruviano, in Italia da due anni per cercare un futuro migliore per sè e la sua famiglia. Anche lui racconta il suo percorso nell'arte. Tra loro ci sono diversi italiani. Per esempio Alberto Morini, classe 1940, autodidatta, passato dal disegno alla pittura ed alla scultura realizzando oggetti. Quando crea ripete spesso: «Sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte».

I temi sociali spesso fanno da sfondo ai lavori di Bio Maresti, una giovane donna che ha studiato al liceo artistico di Roma. Lei realizza quadri materici con materiali di riciclo, capi di abbigliamento di seconda mano, dipinti a mano con soggetti prevalentemente animali.  Anche Scafora, diplomata all'Accademia alla fine degli anni Sessanta, predigile soggetti naturali usando diverse tecniche. «Per me l’arte è la vita».

La mostra rimarrà visitabile gratuitamente fino a domenica 2 luglio. 

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