Vaticano, la missione-puzzle in Ucraina e Mosca si complica, esce di scena l'inviato Gugerotti (filorusso?)

Vaticano, la missione-puzzle in Ucraina e Mosca si complica, esce di scena l'inviato Gugerotti (filorusso?)
di Franca Giansoldati
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Venerdì 19 Maggio 2023, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 20:13

Città del Vaticano - Papa Francesco non si vuole dare per vinto e spera sempre di poter inviare prima o poi a Mosca e Kiev due suoi inviati con l'incarico di portare messaggi a Putin e Zelenski per poter aprire inaspettati canali di dialogo. Il progetto è nel cassetto da tempo ma l'ormai famosa missione – probabilmente esclusivamente di carattere umanitario – spoilerata sull'aereo ai giornalisti mentre tornava dall'Ungheria, è stata resa gracile ben prima che fosse definita e strutturata. E così oggi il progetto dietro le quinte si sta rivelando una impresa complessa e non solo per la piega che stanno prendendo le vicende belliche.

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A Santa Marta nel frattempo erano state già individuate due personalità autorevoli e in grado di portare avanti un percorso diplomatico presso le parti belligeranti, da una parte il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, tra gli autori del negoziato di pace in Mozambico una ventina d'anni fa e l'arcivescovo Claudio Gugerotti, attuale prefetto delle Chiese Orientali, già nunzio in Armenia e Ucraina, dotato di  un bagaglio notevole di conoscenze all'interno della Chiesa ortodossa di Mosca e di una lingua russa fluente.

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Nessuno in Vaticano si azzarda a fornire date o  programmi, tutto resta indefinito e vago benchè se lo stesso Gugerotti in serata sia intervenuto per fare sapere che di questa missione di pace, nonostante l'ampia diffusione internazionale avuta, non sa nulla. «Si comunica che al Prefetto nulla consta di quanto affermato a suo riguardo».

Una nota secca e diffusa dalla sua segreteria per sfilarsi definitivente. Il suo passo indietro fa presagire che tutto si rimette in discussione, probabilmente per la scarsa consistenza del cammino immaginato ma c'è anche chi solleva il dubbio del gradimento delle parti belligeranti riguardo i nomi. Gugerotti, infatti, sarebbe considerato troppo filorusso. Speculazioni che si intrecciano tra loro, mostrando quanto sia opaco il quadro. 

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In questi giorni si è poi registrato un importante chiarimento ulteriore della linea del Vaticano sulla guerra, una sorta di correzione di rotta, certamente più calibrata dopo avere ascoltato il presidente Zelensky che si era lamentato di quanto fosse indigeribile la mancanza di chiarezza tra aggressore e aggredito. Il cardinale Pietro Parolin intervenendo al vertice del Consiglio d'Europa ha precisato che non si può «accettare passivamente che la guerra di aggressione in quel martoriato paese continui. Tenere sempre a mente il popolo ucraino che soffre o muore», aggiungendo quindi che c'è bisogno di una «pace definitiva e giusta per l'Ucraina». Kiev  comunque ha già detto che una tregua per il momento non la accetterà mai.

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Tutto però appare poco chiaro e perfino ai Paesi del G7 dove al vertice sono emerse visioni differenti sull'estensione del supporto che può essere offerto all'Ucraina e fino a che punto la Russia può essere sconfitta, con l'Ucraina, alla vigilia dell'inizio della sua annunciata controffensiva. Gli Stati Uniti non nascondono scetticismo su quanto l'Ucraina possa ottenere sul suo lungo fronte con la Russia. Prevedono una guerra di attrito infinita che confluirà nel modello di conflitto congelato della Corea.

In questa fase, le visioni, già diverse fra i Paesi sembrano destinate ad acuirsi. Quelli non Occidentali, meno motivati ad armare Kiev, spingono su una soluzione della crisi. Ma l'iniziativa di pace della Cina - fra tutte quelle intraprese di recente quella più sostanziale - non sta funzionando: nei giorni scorsi a Kiev l'inviato speciale di Pechino  sembra non aver avuto successo. 

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In questi giorni interessante una ulteriore analisi da parte di Henry Kissinger che in una lunghissima intervista all'Economist ha fornito parecchi spunti. A suo parere l'Ucraina è stata armata al punto  da essere a breve il Paese meglio armato ma con la leadership meno esperta dal punto di vista strategico in Europa. «Se la guerra finirà come probabilmente finirà – ha detto l'ex Segretario di Stato americano - con la Russia che perderà molte delle sue conquiste, mantenendo Sebastopoli, potremmo avere una Russia insoddisfatta, ma anche un'Ucraina insoddisfatta - in altre parole, un equilibrio di insoddisfazione. Di conseguenza per la sicurezza dell'Europa, è meglio avere l'Ucraina nella Nato, dove non può prendere decisioni nazionali sulle rivendicazioni territoriali. Io personalmente se parlassi con Putin gli direi che anche lui sarebbe più sicuro con l'Ucraina nella Nato».

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