Papa Francesco stroncato dall'Economist, flop della sua azione diplomatica schiacciata su Mosca e troppo «zigzagante»

L'Economist stronca Papa Francesco, flop della sua azione diplomatica schiacciata su Mosca e troppo «zigzagante»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 22 Dicembre 2022, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 11:26

Città del Vaticano – Per l'autorevole Economist è fallimentare la linea diplomatica di Papa Francesco sull'Ucraina. Si tratta di una critica durissima a come il pontefice ha impostato in questi dieci mesi di conflitto le azioni della Santa Sede, caratterizzandole da un continuo “zigzagare” tra le due parti in conflitto, appiattendo il Vaticano su uno schema più sensibile a Mosca che non a Kiev e, soprattutto, facendo affiorare un pregiudizio di fondo: «il primo Papa latinoamericano ha una profonda sfiducia negli Stati Uniti e ritiene che il posto del Vaticano sia a metà strada tra l'Occidente e i suoi nemici. La sua incapacità di vedere l'ovvio in Ucraina evidenzia i limiti di questo tentativo di equidistanza». Inoltre, descrive l'Economist in un editoriale, egli è certamente «aperto alle interviste» ma «riluttante ad ascoltare i diplomatici ufficiali del Vaticano, formando invece le sue opinioni in conversazioni con una cerchia mutevole di interlocutori». Come dire che Papa Francesco ha di fatto esautorato il corpo diplomatico e i suoi principali consiglieri in Segreteria di Stato, dal cardinale Parolin a monsignor Paul Gallagher, privilegiando i consigli di amici e religiosi gesuiti che vanno ascritti al cerchio magico di Santa Marta, .

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Naturalmente l'Economist riconosce l'alto numero di interventi pubblici fatti dal Papa per stigmatizzare “gli orrori della guerra” sulla “martoriata Ucraina”. «Sulla sua scrivania si trova un'icona che ha ricevuto quando era arcivescovo di Buenos Aires come regalo di monsignor Svjatoslav Shevchuk, che nel 2011 dall'Argentina è tornato a Kiev per guidare la Chiesa greco-cattolica ucraina. È stato uno dei pochi beni che Francesco ha portato a Roma». 

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Il settimanale economico riferisce della commozione palese manifestata l'8 dicembre in piazza di Spagna mentre parlava delle sofferenze dei bambini ucraini e del fatto che non ci sarà nessuna tregua natalizia. «Con l'avvicinarsi del Natale, è chiaro che gli sforzi di Francesco per porsi come mediatore tra Russia e Ucraina sono falliti.

Il Papa è considerato un estraneo in uno scontro tra due Paesi prevalentemente ortodossi». Tutta colpa dell'atteggiamento ondivago e ambiguo avuto all'inizio della guerra quando pur avendo parlato di «inaccettabile aggressione armata» e ha baciato una bandiera ucraina inviatagli dalla città di Bucha, è andato a far visita all'ambasciatore russo, ha inserito una donna russa accanto a una donna ucraina nella via Crucis al Colosseo, ha chiesto preghiere per la morte della figlia di Dugin, criticato l'”abbaiare” provocatorio della Nato, e non ha mai voluto citare esplicitamente il nome di Putin quale aggressore. Atteggiamenti che hanno profondamente irritato gli ucraini.

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Di contro però ha definito chierichetto di Stato il Patriarca Kirill e stigmatizzato la crudeltà di Ceceni e Buriati mandando su tutte le furie il Cremlino. Di recente è sembrato avere un atteggiamento più critico nei confronti del Cremlino, in particolare dopo l'incontro con l'arcivescovo Shevchuk il 7 novembre. Ha scritto una lettera al popolo ucraino e ha definito crudeli Ceceni e Buriati anche se poi il Papa ha fatto scrivere a Putin una lettera di scuse per la frase dal sen fuggita in una intervista ad un giornale spagnolo. L'Economist giudica tutto questo negativo: «Questo zigzagare riflette alcune delle caratteristiche salienti del papato di Francesco». 

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