E' scomparso uno dei più grandi divulgatori della storia dell'arte che il Vaticano abbia mai avuto, uno studioso che ha reso 'pop' i segreti dei Palazzi pontifici, della Cappella Sistina, di tutti i capolavori anche quelli meno conosciuti conservati nei Musei Vaticani. Antonio Paolucci, già ministro ai tempi del governo Dini, fu scelto per l'assoluta competenza da Papa Ratzinger nel 2007 con il quale ebbe un legame intellettuale strettissimo e formidabile. Negli anni in cui fu direttore dei Musei Vaticani Benedetto XVI andava spesso a fargli visita, anche a sorpresa, per farsi spiegare le fasi dei restauri, restando ad ascoltare il 'professore' mentre gli faceva notare particolari sugli affreschi solitamente invisibili e nascosti. Dotato di un eloquio fuori dal comune e di una competenza sterminata, Paolucci riusciva ad affascinare chiunque. L'arte della divulgazione spiegata in modo semplice, non pedante e ampolloso. E' lui che ha portato i Musei Vaticani al passo con gli altri grandi musei del mondo, dal Louvre agli Uffizi al Metropolitan gestendo flussi, costi, sicurezza.
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Con l'arrivo in Vaticano di Papa Francesco le cose cominciano a cambiare e il rapporto si complica.
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Allo stesso tempo si oppose al progetto di ospitare all'ingresso dei Musei le statue di ferro di Alejandro Marmo, un artista argentino amico del Papa che assembla ferraglia riciclata ricavandone figure sacre. Il braccio di ferro si concluse con la collocazione nei Giardini Vaticani di una grande statua della Madonna composta da pistoni e altre parti di motori.
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Bisogna provare meraviglia davanti a un'opera d'arte, a un paesaggio, o a qualsiasi manifestazione della natura e dell'uomo che trascenda l'ordinario, è un dono che dovremmo tutti coltivare come il primo passo verso la conoscenza. Partendo dalla domanda "che cos'è la bellezza?" diceva a tutti Antonio Paolucci.
Il professor Paolucci si era laureato in storia dell’arte nel 1964 e si è specializzato a Bologna in arte italiana del Rinascimento con Francesco Arcangeli, ha iniziato la sua carriera al ministero della Pubblica Istruzione sin dal 1969. È stato direttore degli Uffizi, Soprintendente, prima a Venezia, poi a Verona, Mantova e infine all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, per poi passare alla Soprintendenza speciale per il Polo Museale Fiorentino e alla direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, Ministro dei Beni Culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini, Commissario Straordinario del Governo per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi, in seguito al terremoto del ’97.
«Con la scomparsa di Antonio Paolucci se ne va una parte della storia dei Musei Vaticani. Un raffinato storico dell'arte che ha dedicato tutta la sua vita a studiare, curare, valorizzare e divulgare il bello, l'arte e la nostra cultura. Come nessun altro Antonio Paolucci sapeva ammaliare con i suoi discorsi. Ci sono persone che hanno il dono della parola e lui era il re di quella categoria» ha commentato la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta ricordando che negli anni della sua direzione ha fondato l'Ufficio del Conservatore dei Musei Vaticani delineando una nuova figura professionale e sviluppando quella Manutenzione preventiva che è diventata, grazie alla sua visione, imprescindibile per la gestione del patrimonio culturale vaticano.